Sei tiri, sei gol:  nuove distanze  e sincronismi  

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Sei tiri, sei gol: dove finisce il caso, comincia un ragionamento articolato, che coinvolge la difesa ma anche il resto di una squadra che, in tre settimane o, magari, in duecentosettanta minuti non ha ancora capito come coprire (sugli esterni), dove andare a scalare, ora che il riferimento è tornato ad essere l’uomo e non più il pallone ed è un altro calcio. E’ una questione, banale, di sincronismi, di distanze e non di luoghi comuni, perché dietro ogni fase difensiva (in cui da oggi non ci sarà Chiriches che si opera a Roma) c’è la partecipazione in blocco dei centrocampisti e degli attaccanti, degli esterni innanzitutto, ai quali viene chiesto umilmente di arricchire la diagonale e di andare a dominare lo spazio, possibilmente occupandolo non passivamente. Sei tiri, sei gol: dove finisce il ragionamento poi riparte la memoria e va a scavare, attraverso i video, i vizi pubblici d’un Napoli che si è lasciato battere frontalmente da Immobile, su lancio da 40 metri, e con Albiol, Mario Rui e Koulibaly fagocitati nel movimento e nel contro-movimento di un attaccante capace di mandarne in confusione tre; poi, i due cambi di gioco del Milan, uno da destra a sinistra, l’altro da sinistra per non negarsi niente; e infine, il contropiede (contropiede) per due volte dalla Samp, prima che comparisse il genio di Quagliarella. Ma questi sono gesti che non si fronteggiano: però, gli altri sì. Fonte: CdS

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