Lazio-Napoli: il 4-3-2-1 di Ancelotti alla sua “prima”. Così in campo con un solo uibbio
Lazio-Napoli, ci siamo, e si può cominciare a giocarsela, ognuno per sé, quella maglia che vale il posto da titolare.
DIFESA. Il colombiano Ospina è appena arrivato, non ha bisogno di presentazioni, però sembra difficile che possa essere catapultato immediatamente in campo, anche perché Karnezis, poverino, ha sbagliato in maniera evidente a Dublino, contro il Liverpool, poi ha fatto bene nel test di San Gallo e benino a Wolfsburg. Si è ritrovato addosso con critiche feroci, pur non essendo l’unico responsabile di una disfatta, quella contro Salah e soci: dovrebbe toccare a lui, quindi. E davanti al portiere, la linea sembra quella di sempre: manca Ghoulam, che sta assai meglio anche di umore, e allora da destra a sinistra ci vanno i presunti titolari, dunque Hysaj, Albiol, Koulibaly e Mario Rui, che è arrivato più tardi rispetto ad altri ma che sta già in forma.
CENTROCAMPO. Eccola qua la zona più rovente, quella nella quale si entra nel conflitto intestino: Allan sembra aver messo la bandierina sul centro-destra, uno come lui, tanta corsa, palloni rubati e tackle, diventa irrinunciabile; in mezzo al campo, la fiducia ad Hamsik sembra un riconoscimento anche all’Idea, che Ancelotti vuole perseguire a oltranza, finché il capitano non sarà completamente nel ruolo; e allora la tentazione di riflettere potrebbe esserci sul centro-sinistra, che è terra di appartenenza di Zielinski e che ha in Fabian Ruiz il suo principale concorrente. In realtà, Ancelotti gradisce il centrocampista a piede invertito, dunque Fabian Ruiz starebbe più a destra che a sinistra: ma l’ultima, quella di Wolfsburg, ha un valore indicativo e la condizione di Zielinski, che va crescendo, induce a pensare che il polacco abbia guadagnato metri o semmai centimetri e comunque una possibilità in più.
ATTACCO. Che sia albero di Natale, che sia tridente, sembra quasi tutto scritto, anche perché Mertens è tornato da una decina di giorni e dunque non ha ancora gamba a sufficienza per sfidare i suoi compagni di reparto. E allora: a destra ci sta Callejon, magari largo o anche un po’ più stretto; e il suo omologo, sull’altro fronte, sarà Insigne. La punta, ma non si scappa da questa scelta, diventa Arkadiusz Milik, due sole partite da titolare nelle ultime sei gare della passata stagione.
Il Napoli l’aspetta, ha puntato su di lui due anni fa, quando lo investì della eredita di Higuain, pagandolo trentatré milioni di euro: gli infortuni gli hanno tolto, a lungo, l’allegria, che però sta ricomparendo un po’ alla volta, perché il gran gol al Borussia Dortmund gli ha restituito il sorriso e il colpo di testa vincente, contro il Wolsburg, gli ha trasmesso belle sensazioni. Che sia albero di Natale o tridente, si riparte da Milik.