L’Intervista – F. Causio: “Insigne? Ha tecnica e classe. Zielinski mi intriga molto C’è un perchè tiferò per il Brasile”
Dal Mundial del’82 all’Apocalisse del 2018 sembra trascorsa un’era geologica e d’altra parte è così. Il calcio italiano è passato dai fasti di Madrid a quelli di Berlino, ma a Mosca non c’è pericolo di vivere notti magiche come quelle. Il primo ad avere rimpianti grossi così è Franco Causio che del Mondiale spagnolo è stato uno dei protagonisti in campo. Il suo sarà un mese particolare, nel quale si vedrà solo qualche partita dalla tv, ma senza un particolare trasporto emotivo.
Per chi farà il tifo durante questo Mondiale senza Italia?
«Sarà dura, anzi durissima, ma vista l’assenza degli azzurri farò il tifo per il Brasile».
Perché?
«Mia moglie è brasiliana e allora vedrò le partite con un po’ di interesse».
Quindi, niente maratona tv?
«Vedrò certamente qualche partita, ma sarò all’estero e quindi seguirò solo qualcosa».
Cosa vuol dire un Mondiale senza Italia?
«Una grande amarezza per me così come per tutto il popolo italiano. Sarà un’assenza che lascia l’amaro in bocca, anzi anche qualcosa in più di amaro. Da quando ho memoria ho sempre visto il Mondiale con l’Italia e ora mi rendo conto che sia una cosa tristissima. Fa davvero male non partecipare a un evento del genere nel terzo millennio, tanto più che siamo in una nazione che vive di calcio».
E allora chi seguirà oltre al Brasile?
«Mi piacciono i giocatori che mi divertono e l’Argentina mi diverte molto».
Andiamo sui protagonisti: chi può essere la stella?
«Cristiano Ronaldo è forte ma è solo: il Portogallo non è che mi piaccia per come gioca. Argentina e Brasile sono decisamente più preparate».
Messi?
«Ha vinto tutto con il Barcellona, ma gli manca il Mondiale per consacrarsi. Credo proprio che tutti si aspettino da lui il torneo della vita».
Neymar?
«Si è riposato per tre mesi. Ha avuto un infortunio ma ora sta bene».
Griezmann?
«È forte, ma Messi, Ronaldo e Neymar hanno qualcosa in più. Detto questo al Mondiale c’è sempre da aspettarsi un giocatore rivelazione».
Le nazionali outsider?
«Croazia e Belgio».
Come mai?
«Hanno tanti giocatori forti che giocano Premier e in serie A».
E poi?
«Il centrocampo della Croazia è fatto da giocatori che singolarmente sono grandissimi. Se imparano ad essere gruppo danno filo da torcere a tutti perché sono forti fisicamente. Non è capitata in un girone facile, ma al Mondiale non è mai facile».
Come si vince un Mondiale?
«L’importante è arrivare meglio fisicamente, giocare bene non sempre paga».
Passiamo agli esclusi: chi le mancherà di più?
«Due nomi su tutti: Insigne e Icardi».
Si spieghi.
«Icardi lo vorrei sempre avere perché in area ogni palla morta la raccoglie e la butta sempre dentro. Però mi rendo anche conto che in Argentina ne hanno talmente tanti che si fa fatica a portarli tutti».
E Insigne?
«È il giocatore che mi sarebbe piaciuto vedere di più perché ha tecnica e classe. Ma mi sarebbe piaciuto vedere l’Italia in assoluto».
La finale che vorrebbe?
«Italia-Brasile. Ma non essendoci l’Italia una vale l’altra».
Che ripercussioni ci potranno essere nella Spagna per la vicenda legata al ct?
«Innanzitutto va detto che non è affatto una vicenda bella. Hanno sbagliato i tempi: avrebbero dovuto annunciare il passaggio di Lopetegui dopo la fine del Mondiale. Ma non credo che sia l’unico problema in casa Spagna».
Di cosa parla?
«All’interno dello spogliatoio ci sono sempre le beghe tra i giocatori di Barcellona e Real Madrid».
Hierro sarà capace di tenere in mano il gruppo?
«Parliamo di un allenatore che fa parte dello staff tecnico già da tempo: magari non era lui a fare la formazione, ma era un direttore sportivo. Conosce tutto e tutti. Allo stesso tempo, però, penso che possa fare come Zidane al Real».
Cioè?
«Arriva in corsa e porta a casa la coppa al primo tentativo. La sua Spagna avrà tutti i riflettori puntati e il rischio flop è dietro l’angolo. Devono solo far bene».
C’è un po’ di Italia in questo Mondiale: la Juventus è la squadra rappresentata in più nazionali con dieci giocatori).
«Nel 78 nell’Italia eravamo 11 su 11 della Juve. Se ora ne hanno portati tanti a giocare con altre nazionali, però, non credo sia un caso: i bianconeri hanno vinto sette campionati di fila e i loro uomini fanno differenza in ogni momento».
Dei cinque del Napoli chi la intriga di più?
«Conosco Zielinski da quando era ragazzino e giocava a Udine. In questi anni ha fatto un salto di qualità importante e poi credo che la Polonia possa dire la sua».
Fonte: Il Mattino