L’approfondimento – di R. Muni: “Un copione da oscar”
Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, è da sempre uno dei produttori cinematografici più famosi d’Italia e del suo amore per la pellicola non ne ha mai fatto mistero. Da poco meno di tre lustri don Aurè si è addentrato nel mondo del pallone, onorando le sue marcate origini partenopee, prendendo il Napoli fresco di fallimento e riportandolo stabilmente nell’elite del calcio nazionale. Non sono mai mancate analogie tra calcio e cinema e non sono mai mancati colpi di scena degni delle migliori sceneggiature. L’ultimo colpo di scena in ordine di tempo è stato l’ingaggio di Carlo Ancelotti, allenatore italiano tra i più iridati di sempre. Proseguendo con le analogie con il cinema, è come se De Laurentiis avesse ingaggiato un attore premiato con molti oscar, a cui dovrà garantire un entourage che sia degno di tanta fama. Come era ampiamente prevedibile, chi non ama il ciuccio non ha digerito il colpo di don Aurè e non sono mancate scene di isteria collettiva. Qualcuno ha persino azzardato scommesse impossibili, dicendosi pronto a percorrere a piedi la via che da Milano porta a Napoli, convinto com’era che mai Ancelotti avrebbe accettato di cadere così in basso. La sfida tra Napoli e Juve è appena terminata, con il dubbio successo dei bianconeri eppure è appena ricominciata. Se persino i miseri e miserabili festeggiamenti della squadra di Allegri e dei suoi tifosi, incolori come la loro maglia, erano stati intrisi dell’azzurro che rappresenta il colore della loro ossessione, l’era Ancelotti ha amplificato i loro deliri di isterica onnipotenza. Qualche opinionista di casa Juve, maneggiando maldestramente l’arma bianca dell’ironia (che non si può comprare come gli scudetti di cartone!), ha già profetizzato lo scudetto di agosto del Napoli, salvo battere gli azzurri sul campo e trionfare nuovamente a maggio. Purtroppo, la memoria annebbiata dal livore, gli ha fatto dimenticare che allo Stadium qualcuno ha spedito all’inferno Allegri e la sua squadra. Quel qualcuno è Kalidou Koulibaly che alzandosi tre metri sopra gli umani, ha fatto temere il peggio ai bianconeri, rendendo necessario un intervento supplementare della famiglia Agnelli, per sistemare per altre vie la pratica tricolore. Noi, a parte sorridere nel vederne le facce, vuote come i contenuti delle loro opinioni, prendiamo nota di tutto, con la speranza che il prossimo scudetto si assegnerà per soli meriti di campo. Allora tireremo le somme e risponderemo per le rime. Adesso, crogiolandoci per il nuovo aumento di livello voluto dalla proprietà, facciamo tesoro dell’antico adagio di Confucio ed aspettiamo seduti comodamente sulla sponda del fiume.
Riccardo Muni