L’intervista – Inglese: “Napoli? Dopo la salvezza voglio vincere trofei”
L'ex punta del Chievo parla anche delle 12 reti realizzate, record di gol in serie A
L’intervista – Inglese: “Napoli? Dopo la salvezza voglio vincere trofei”
Poche settimane e coronerà il sogno della sua vita: giocare in una grande e lottare per un trofeo. Roberto Inglese, in un’intervista rilasciata al CdS, non vede l’ora di iniziare la sua nuova avventura al Napoli per mettersi alla prova.
Inglese, si sente pronto per il Napoli? «Mi sento pronto per avere questa possibilità. Non so se sarò all’altezza sotto l’aspetto tecnico perché nella mia carriera ho sempre lottato per salvarmi in squadre che usavano i lanci lunghi sui quali noi attaccanti dovevamo fare la “guerra” contro gli avversari. Al Napoli dovrò calarmi in una dimensione diversa e farò di tutto per riuscirci. Credo di essermi meritato questa possibilità per ciò che ho fatto e dimostrato. Se il campo dirà che non sarò all’altezza, ne prenderò atto».
Sarri ha dato il suo ok per acquistarla e invece sarà Ancelotti ad allenarla. «Sarri in queste stagioni ha fatto giocare al Napoli un gran calcio e sfidare gli azzurri è stato sempre difficile, ma lo ha sostituito un altro grande allenatore. Per Ancelotti parlano la carriera e i trofei che ha vinto».
De Laurentiis che impressione le ha fatto la scorsa estate quando ha firmato? «L’ho salutato in maniera molto rapida. Mi ha fatto l’in bocca al lupo e mi ha detto che ci saremmo visti a Napoli».
Quando ha realizzato di essere stato acquistato da una grande come il Napoli, cosa ha pensato? «Nella mia carriera non mi sono mai seduto e da agosto scorso non ho mai pensato di essere un giocatore del Napoli altrimenti avrei tolto energie al Chievo, una cosa che non mi sarei perdonato. Ora devo far vedere che nel Napoli posso starci».
Gli azzurri avrebbero meritato lo scudetto? «Sì perché hanno espresso un calcio superiore a tutti e anche negli scontri diretti hanno mostrato la loro forza».
Ci riproverete con lei in campo? «Di sicuro e io, se sarò chiamato in causa, darò il mio contributo».
Com’è giocare al San Paolo? «Per il momento ci sono stato da avversario e mi ha impressionato. Quest’anno vincevamo 1-0 a 3 minuti dalla fine e il Napoli ha ribaltato la partita spinto dai suoi tifosi. In quello stadio il calore della gente lo senti davvero».
Ci pensa: lei nel San Paolo di Maradona… «Maradona è stato il più forte di tutti i tempi, un fuoriclasse di un altro pianeta rispetto a me e a tutti gli altri».
Come compagno invece avrà Koulibaly, uno contro cui per i centravanti non è facile giocare. «Secondo me è il più forte difensore del campionato. Ammiro molto lui e Insigne per la sua classe, la tecnica e il modo che ha di servire i compagni. L’ho conosciuto in Nazionale e in allenamento ho capito ancora meglio quanto è bravo».
Pregusta già i suoi assist? «Magari… E’ uno abituato a farli ai compagni e giocare con lui è semplice».
E’ pronto a competere per una maglia da titolare con Milik e Mertens? «Sono due grandi attaccanti, totalmente diversi da me. Io mi metterò a lavorare in silenzio e darò sempre il massimo, poi vedremo se sarò all’altezza».
Pensa alla serata in cui ascolterà per la prima volta dal campo l’inno della Champions? «Sarà un momento indimenticabile. Quello è uno dei sogni che ho sempre avuto fin da piccolino».
Anche essere convocato dalla Nazionale era un sogno che ha realizzato, ma adesso Mancini non l’ha chiamata. Deluso? «Immobile e Balotelli hanno fatto meglio di me ed è giusto che in azzurro vada chi merita. Se continuerò a far bene, spero di tornarci».
Cosa sogna invece per la sua esperienza al Napoli?
«Dopo aver lottato sempre per la salvezza, vorrei vincere un trofeo. So di non essere l’ultimo arrivato e mi sono guadagnato questa opportunità e in generale tutto quello che ho avuto in carriera. Ora devo dimostrare di poter fare l’ultimo passo, di essere in grado di salire l’ultimo gradino. Con il lavoro ce la farò».
Perché a gennaio non è andato al Napoli? «Io mi sono tirato fuori perché non volevo fare un torto a nessuna delle due società. Alla fine, complice un piccolo infortunio, sono rimasto al Chievo e ho dato il mio contributo per restare in A».
Si aspettava di soffrire così tanto per conquistare la salvezza con il Chievo? «Eravamo partiti bene e invece per poco non si è trasformato in qualcosa di terribile. Per fortuna alla fine abbiamo centrato l’obiettivo da vera squadra».
Ha mai tenuto di scivolare in Serie B? «Non mi aspettavo di essere terzultimo a 3 partite dalla fine perché negli ultimi 3 anni il Chievo era sempre stato a metà classifica».
Per tutti ha pagato Maran. «L’ho già detto e lo ripeto: non era assolutamente lui il colpevole, anzi… Fino alla fine ha dato tutto. Le responsabilità erano di noi giocatori che a un certo punto eravamo un po’ appagati. Solo quando abbiamo capito che stavamo rischiando, abbiamo tirato fuori tutto quello che avevamo. Il resto lo ha fatto l’arrivo di D’Anna perché il cambio di allenatore dà sempre una scossa».
A chi ha dedicato la salvezza? «A Maran. A me ha dato tanto e lo ringrazierò sempre».
Soddisfatto per i suoi 12 gol? «Per me è stata una stagione positiva perché ho migliorato i numeri dello scorso anno».
Chiudiamo con un saluto per il Chievo. «Per me rimarrà sempre una famiglia dove ho trascorso i tre anni più belli della mia vita. Lì mi hanno fatto crescere e sono stato bene. Un giorno le nostre strade si incroceranno di nuovo».
La Redazione