Quando ci scrissero “Benvenuti in Italia” e Bianchi disse no!

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“Benvenuti in Italia” era lo striscione dell’accoglienza a Verona e Bergamo, negli anni di Maradona. Gli anni di Bossi e della Lega. Diego Maradona ne rimase sconvolto, Tanto da affermare: «Lo scudetto che abbiamo conquistato è una rivincita mia e di Napoli sul Nord e sul razzismo che c’è in Italia», disse euforico Diego Maradona prima del Mondiale del 90. Lo fischiarono anche per questo, prima della finale tra Argentina e Germania Ovest all’Olimpico. Prima erano alcuni stadi, ora è persecuzione, in quasi tutti gli stadi.  

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«Vesuvio lavali col fuoco». «Napoli colera, la vergogna dell’Italia intera». «Napoletani, stessa fine degli ebrei». Non più il Bentegodi unico esempio di odio, di razzismo puro. Il «Benvenuti in Italia», in quel di Verona provocò l’immediata reazione ed il famoso «Giulietta è na zoccola».

«C’era un triangolo del razzismo ai miei tempi: era Bergamo, Brescia e Verona. Non come adesso dove da ogni parte è la stessa cosa», osserva Bruscolotti. Ne rimase colpito anche il bresciano Ottavio Bianchi che, dopo un’amichevole giocata nella sua Brescia nell’agosto dell’87, dopo averne sentite di tutti i colori contro i napoletani sbottò: «È la mia città, ma qui non allenerò mai in vita mia». Che tempi. Anche Ferlaino, al Comunale di Torino, durante un Juve-Napoli del 1988 subì un’aggressione a sfondo razzista. «Che ignoranza», commentò sbalordito.

Fonte: Il Mattino

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