Giuseppe Gazzoni Frascara, il re dell’idrolitina, nel calcio ha fatto la storia da presidente del Bologna e durante Calciopoli, lui torinese di nascita, è stato uno dei più grandi accusatori del sistema Juventus. «Quella era una roba pazzesca. Avevano messo in piedi una piramide, il vertice era Giraudo, il lavoro alla base lo faceva Moggi. Da consigliere federale Giraudo architettava il giochino, usava il potere, prometteva e garantiva promozioni agli arbitri. Fu condannato in primo, secondo e terzo grado, a testimonianza che il sistema esisteva. Furono abili gli avvocati a far scendere la nebbia su quel periodo, separando la posizione degli imputati da quella del club. Ma il codice civile parla chiaro: un dirigente è responsabile delle azioni societarie e Giraudo era appena appena l’amministratore delegato».
Ha visto Inter-Juventus? «Certamente. Ho incontrato un personaggio del mondo arbitrale l’altro giorno, ovviamente non faccio nomi. Gli ho detto: siamo alle solite. E lui: sì, Pjanic andava espulso e la partita sarebbe cambiata».
Esiste ancora la sudditanza psicologica? «Ovvio. L’arbitraggio di Orsato non ha favorito soltanto la Juventus ma ha deciso i destini di altre due squadre. L’Inter rischia di perdere una quarantina di milioni dalla mancata partecipazione alla Champions e il Napoli addirittura lo scudetto».
Sarri ha perso a Firenze per colpa di Orsato? «Quel risultato, maturato in maniera così discutibile e per giunta alla fine, avrebbe ammazzato undici tori».
Cosa può aver pensato Orsato mentre prendeva le decisioni più importanti? «Da una parte aveva settantamila persone, dall’altra evidentemente il timore di svantaggiare un club così forte ed è andato in confusione totale».
In quale modo può manifestarsi oggi la sudditanza degli arbitri? «Attraverso il potere della Juventus. Non è una questione di soldi, perché con il professionismo un arbitro bravo riesce a guadagnare circa 200mila euro all’anno. Prima magari poteva bastare pure qualche bella donna, oggi invece conta innanzitutto far carriera, diventare presto un direttore di gara internazionale. E chi decide le promozioni, se non il Palazzo? E chi comanda dentro il Palazzo?».
Insomma, il concetto è sempre lo stesso: non bisogna sfidare il potere bianconero. «Quasi nessuno lo fa. Controllano tutto. Il Napoli ha 14 giocatori, loro 120 sistemati ovunque. Per carità, saranno pure bravi a metter su una simile macchina da guerra ma non ditemi che questo è calcio».
Sarri e gli azzurri ci hanno provato. «Sul campo ha vinto il Napoli. La Juventus non ha gioco, è alla fine di un ciclo, Allegri è troppo nervoso e ha scarso feeling con l’ambiente: sabato ha rischiato di perdere lasciandosi rimontare in undici contro dieci. Però i bianconeri hanno un potere smisurato che faranno sempre valere».
È una previsione pessimistica. «È da mezzo secolo che fanno girare la ruota in questo modo».
Sarri sostiene che prima o poi finirà. «Dobbiamo metterci d’accordo sulla tempistica, sul valore da dare al prima e al poi. Credo che il Palazzo per altri 4-5 anni resterà in mano ai soliti noti».
Conta solo vincere, ripetono alla Juventus. «È il loro slogan, un gioco di famiglia costosissimo. Le racconto questa cosa: un giorno di tanti anni fa, l’Avvocato mi prese sotto braccio e con poche parole mi fece capire come funzionava il loro mondo. Mi disse: caro Gazzoncino mi creda, a volte è meglio arrivare secondi. Da primo, mi tocca pagare tutti…».
Il Mattino