L’analisi di V. De Lillo – Fiorentina-Napoli, dal dolce all’ amaro

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Fiorentina-Napoli…

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Dopo che Orsato ha deciso di battere il record di maleparole subite da Moreno ai Mondiali e che il campionato ormai sembra scontato come l’esito delle mie analisi del sangue, non so come si faccia ad affrontare una partita così difficile con la giusta determinazione.
Cioè io non lo so, mo’ vediamo gli azzurri.
Tempo 6 minuti e la mia domanda ha subito una risposta. 
Lancio lungo a cercare Simeone, e colui che ci ha regalato una delle gioie più grandi di questo campionato, il soldato africano Kalidou, lo abbatte senza ritegno, sotto gli occhi esterrefatti di Albiol, che nell’occasione abbandona colpevolmente il compagno di cioccolata a sé stesso e al suo triste destino.
Fallo fuori ed espulsione, o dentro, ammonizione e rigore?
-Meglio rigore e giallo! Penso tra me e me. Ma la VAR è implacabile.
Rosso e condanna a giocare 80 minuti circa in 10.
Una sorta di punizione divina per colui che ha espugnato la squadra del Palazzo. Direbbe qualcuno.
Na’ scimita’ esagerata! Urlo io dal mio divano.
In ogni caso, dopo la partita di ieri sera e quello che abbiamo appena visto, per chi se lo chiedesse, questo è il senso del famoso detto: MAI UNA GIOIA.
Lo avranno pensato pure i calciatori azzurri sicuramente, dannandosi l’anima, perché da quel momento in poi la Fiorentina sembra il Real Madrid e noi invece la primavera del Canicattì. Ma di ping pong.
Nessuna reazione se non in Allan, l’unico al mondo a cui la natura ha dato polmoni e foga supplementari.
Così è anche normale che passiamo in svantaggio. Meno normale invece, è il fatto che il goal sia frutto di una dormita tale che forse nemmeno la squadra di ping pong del Canicattì su citata, avrebbe fatto, con un lancio di Biraghi a spazzare che diventa un assist per Simeone.
È il colmo, in dieci e senza attaccare, riusciamo a prendere un goal in contropiede.
Il Napoli non c’è e invece la Fiorentina sì, tutto qui.
Questa, in breve, la sintesi del primo tempo.
I secondi 45′ minuti iniziano con un Napoli un po’ più aggressivo almeno nelle intenzioni e riusciamo pure a renderci pericolosi con Mertens, ma è solo un’impressione.
Perché basta un calcio d’angolo contro e facciamo il patatrac. Serie di rimpalli con il pallone che balla sulla linea finché Simeone la spinge dentro.
È finito tutto.
Per il Napoli che in dieci non ha la forza né psicologica, né fisica, di fare qualcosa, per il campionato che dopo ieri già aveva decretato il vincitore e per il sogno che abbiamo cullato in tanti.
Il risultato di 3-0, seppur pesante, è giustissimo, per il fatto che ci siamo sciolti come un calippo all’Equatore dopo soli 8 minuti, anche se probabilmente ci eravamo sciolti la sera prima, dopo il goal del 2-3 che ci aveva dato la consapevolezza che, a parità di forze, quelli hanno pure qualcosa in più.
Che qualcuno chiama “aiutini”, altri “cazzimma”, altri ancora, “sedere”.
Preferisco non esprimermi a riguardo.
Onore alla Fiorentina, che già all’andata ci aveva messi in difficoltà e a cui stasera è andato tutto nel verso giusto, ma soprattutto agli azzurri, che, per un campionato intero, ci hanno fatto sognare come bambini.
La delusione è tanta, è inutile negarlo, ma cosa si può dire a ‘sti ragazzi, se non grazie comunque? Cioè, io gliel’ho urlato, e stavolta il mio “Grazie!” ha superato pure in decibel le imprecazioni che ho lanciato per tutto il campionato a turno un po’ a tutti.
E questa alla fine, è già una vittoria.
Comunque, Forza Napoli.
Sempre.
a cura di Vincenzo De Lillo
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