Inghilterra-Russia, tensione alle stelle. Ombre sui prossimi Mondiali
Si arricchisce di un nuovo botta e risposta la diatriba tra Inghilterra e Russia. A seguito dell’avvelenamento avvenuto a Salisbury il 4 marzo scorso dell’ex spia del Kgb Sergej Skripal e della figlia Yulia. Che Londra attribuisce al governo moscovita.
Ieri il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson ha attaccato pesantemente il Cremlino sul Mondiale alle porte. Rispondendo a un deputato laburista che chiedeva all’esecutivo britannico di ritirare la nazionale dei Tre Leoni dal torneo. «È giusto affermare che Putin userà il Mondiale come Hitler utilizzò l’Olimpiade del 1936, cioè per glorificarsi». Ha detto Johnson di fronte alla Commissione Esteri di Westminster. Lo stesso ministro ha poi criticato la rielezione di Putin, giudicandola una farsa. Perché in Russia non ci sarebbe la libertà di scelta nel voto. Johnson però ha aggiunto che la selezione inglese prenderà parte comunque alla manifestazione che inizierà il prossimo 14 giugno.
Da Mosca non si è fatta attendere una replica piccata, affidata alla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. «Boris Johnson è avvelenato dall’odio. È un uomo rozzo e poco professionale. È spaventoso che rappresenti una potenza nucleare come l’Inghilterra. Le sue dichiarazioni sono inaccettabili specialmente per la posizione che ricopre». Su Facebook la stessa Zakharova ha rincarato la dose. Giungendo a scrivere che Londra considera la Russia come nemica e vuole per questo boicottare il Mondiale.
Secondo i media d’oltremanica, il governo inglese è seriamente preoccupato per l’incolumità dei tifosi. Che partiranno alla volta della Russia al seguito della nazionale. Esclusa, invece, la presenza di membri della famiglia reale o del governo alla manifestazione. Seppur al momento non ci siano indizi sulla possibilità che l’Inghilterra rinunci a partecipare alla rassegna, nei giorni scorsi il c.t. Southgate ha reso noto che se un giocatore non se la sentisse di andare al Mondiale in Russia, sarebbe libero di rifiutare la convocazione.
La Gazzetta dello Sport