Mino Raiola, l’agente che manovra, e spesso ci riesce, i destini di molti calciatori, non teme di dire la sua su ogni argomento. Ha inveito contro Di Biagio, reo di non aver convocato il suo assistito, Mario Balotelli e sta spingendo, a grandi passi, il suo Gigio Donnarumma lontano dal Milan. Lo fa anche parlando di pepe Reina. Durante la trasmissione Tutti Convocati di Radio24, ha parlato anche del futuro dell’ attuale portiere azzurro: «Spero che giochi lui titolare l’anno prossimo». Chissà come mai verrebbe da dire…
Inevitabile il pensiero al trasferimento di Donnarumma. «Dove lo vedremo? Di sicuro non in Nazionale perché se parte un nuovo ciclo con Buffon continuerà lui fino agli Europei».
E poi qualche frecciatina al ct Di Biagio. «Servono figure come Costacurta, Branca, persone che possano contrastare il c.t. in queste decisioni, servono piani tecnici precisi per costruire il futuro».
Ma qual è allora la soluzione? Per Raiola bisognerebbe ripartire dal sistema tedesco. «Abbiamo un sistema simile a quello inglese, dove il c.t. lavora come un manager, ma Di Biagio non è l’uomo adatto per questo. Quando le cose vanno bene è merito di tutti, se invece andiamo male paga solo il c.t. anche se non ci sono problemi. Aver vinto il Mondiale ci ha fatto male, perché non abbiamo cambiato nulla».
Un’idea potrebbe essere convocare un altro degli assistiti di Mino Raiola: Mario Balotelli. «Siamo dispiaciuti per la sua mancata convocazione, ma dispiace ancora di più per la spiegazione ricevuta». Spiegazione arrivata solo a mezzo stampa «perché con noi non parlano».
Per Raiola pochi dubbi, a questa Italia manca un progetto. «Se Di Biagio dice che i numeri per un attaccante non contano allora la Nazionale è chiusa per Mario. Per averlo in Nazionale serve una persona con un carattere forte per gestirlo, Ventura non lo era, anzi era in confusione totale e Di Biagio sta dimostrando la stessa cosa. Questa Nazionale fa schifo. E non mi si venga a parlare di questioni di spogliatoio: la punta è l’unico giocatore a cui basta fare i gol e se poi lo spogliatoio non lo vuole, che lo dicano. Facciano nomi e cognomi, comanda lo spogliatoio o il c.t.? Noi rispettiamo il tecnico, il problema non è lui, ma il sistema calcio. Abbiamo una Federazione che lavora senza un programma, un’idea per il futuro».
Fonte: Il Mattino