CdS Campania – “SARRI FIRMA”. Entro 48 ore l’incontro

0

Maurizio Sarri a margine del premio Maestrelli ricevuto a Montecatini ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport:

 

 

Factory della Comunicazione

Per cominciare: cosa passa nella testa di un allenatore, per esempio Sarri, a questo punto del campionato?
«Che deve battere il record di punti del Napoli e nient’altro. Per ora, non possono esserci altri pensieri; poi tra un po’ non so, vedremo».

Due punti sono tanti o sono pochi?
«Vista la media di chi sta in testa, ed è la Juventus, sembrerebbero tantissimi».

E rivista la media del suo Napoli, quello dell’anno scorso, sette vittorie e due pareggi nelle ultime nove?
«Sono numeri che appartengono al passato: altra stagione, diverse situazioni. Io ho una certezza: la squadra sta bene e lo ha dimostrato anche contro il Genoa, domenica sera, usando, e tanto, la testa. Poi fatico a trovarne altre, ma perché proprio non si può».

Il calendario lo conosce a memoria o lo va a rileggere?
«Io so che alla prossima affrontiamo il Sassuolo, alla vigilia di Pasqua. So anche che ogni gara avrà difficoltà pazzesche e vale per noi e anche per gli altri. A tre o quattro giornate dalla fine, poi, ci darò un’occhiata».

In situazioni estreme come questa, cosa fa la differenza?
«Giuro che non lo immagino neanche lontanamente. Sospetto che la Juventus non avverta alcun tipo di pressione, essendo abituata a convivere con l’alta quota. E però a livello psicologico ed anche logico, neanche noi dovremmo essere sfiorati da alcun tipo di forma di stress. Ma non riesco ad intrufolarmi ancora nell’inconscio dei ragazzi».

Sarri si diverte di più giocando bene o adesso gli basta anche l’1-0 come con il Genoa?
«Ma a me la partita non è dispiaciuta, anzi: l’abbiamo affrontata con maturità, siamo stati bravi a non farci sconvolgere dalle difficoltà di far gol, rischio che poteva presentarsi. Siamo stati lucidi, razionali, abbiamo palleggiato senza strafare. E l’abbiamo vinta. In assoluto, mi dà gusto uno spettacolo più elevato; nel dettaglio, non si può dire che il Napoli non abbia divertito».

L’accoglienza della curva B l’ha emozionata: per un allenatore che deve decidere del proprio futuro questo affetto ha un valore?
«Parto da un presupposto importante, altrimenti passa un messaggio sbagliato: io ho il contratto con il Napoli e tutto ciò che in esso è contenuto, ad esempio la clausola, conta poco. Non ci do peso. Ha una sua incidenza invece ciò che ha fatto il pubblico e il modo in cui ha espresso il suo attaccamento a me: manifestazioni del genere ti stordiscono, ti fanno sentire in debito. E’ poi inevitabile che, nel momento delle scelte, un uomo debba interrogarsi e sapere se si sente in condizione di poter pagare questo debito. Ma qui c’è un rapporto che va al di là della pura immaginazione. Il pubblico di Napoli non ha eguali».

Quando si saprà chi è l’allenatore del Napoli?
«Io sono legato al club da un accordo e le divagazioni e le interpretazioni lasciano il tempo che trovano. Poi ci sono le considerazioni finali, eventualmente. Ma se sarò nelle condizioni ideali per ricambiare i sentimenti della gente, dunque se avrò la certezza di poter offrire tutto me stesso, allora il contratto sarà un falso problema. Altrimenti, dovrò fare un passo indietro».

Disse tempo fa: devo capire se il ciclo può ritenersi aperto. Il che significa?
«Avere la certezza che ci sia continuità, che si possa lavorare su un gruppo. Io conosco le dinamiche del mercato e so bene che, in presenza di certe offerte, è difficile eventualmente trattenere alcuni calciatori. Ma il Progetto può andare avanti».

Vincere lo scudetto o non vincerlo può spostare qualcosa?
«In me assolutamente no. Io devo solo leggermi dentro e capire se ne ho ancora oppure no. Semmai le valutazioni più ampie non appartengono a me e sono inerenti alla crescita complessiva del Napoli, dell’ambiente, di ciò che si avverte: a me è sembrato, per dirne una, che dopo il pareggio di san Siro si sia diffuso un pizzico di malcontento. Ma eravamo usciti imbattuti dalla gara con l’Inter! Ecco, sono lievitate le aspettative, e ciò ci fa piacere perché siamo stati noi a favorire questo clima ambizioso, però a volte è necessario essere razionali. Non dobbiamo sentirci prigionieri di alcun vincolo, abbiamo una strada davanti a noi da percorrere ancora».

Ma tra Allegri e Sarri, in questo momento, chi deve preoccuparsi di più?

Prima Pagina Corriere dello Sport 20/03/2018

«Io quattro anni fa ero in serie B e non pensavo di trovarmi al centro di un’avventura meravigliosa come questa».

Un caffè con Max si beve?
«Lo abbiamo già preso di recente e lo riprenderemo».

E uno a Semplici lo deve.
«Lo facciamo spesso, perché ci conosciamo da anni, e ci vediamo anche a casa mia».

Facciamo un gioco delle percentuali…?
«A volte basta avere l’1% per riuscire in un’impresa».

Ma mica potrà valere solo la sfida del 22 aprile?
«E infatti: bisognerà vedere come si arriverà a quell’appuntamento. Se pareggi un’altra sfida, hai perso due punti».

Ci sono altri Sarri in giro?
«Quando ero tra i dilettanti, ho incrociato tecnici veramente bravi; e tra i professionisti, mi è capitato di incontrarne alcuni che mi parevano scadenti. Io auguro a chi ha qualità di ricevere le opportunità che sono state concesse a me».

La sosta le dà sempre noia?
«Ma le soste sono per gli allenatori, non certo per i calciatori, che sono costretti ad altro stress. Giocano, vanno in giro per il mondo, hanno viaggi a volte anche massacranti. E poi rientrano e gli capita di dover ricominciare in campionato anche di sabato, senza aver riposato, senza aver avuto la possibilità di preparare la partita».

Ha trovato il modo per andare a prendere il Palazzo?
«Andrei anche a piedi. C’è una squadra che da sei anni sta dominando il campionato italiano: noi siamo là, alle sue spalle adesso, sappiamo che sarà difficile. Ma…».

E’ stata una bella domenica anche per Reina e non era semplice…
«A Napoli si sa di chi si parla: di un professionista esemplare anche se in scadenza, di grandissimo livello, straordinario dal punto di vista umano. E a proposito di uomini, lasciatemi ricordare Astori: poteva venire al Napoli, non se ne fece nulla, ma ritenne giusto chiamarmi per spiegarmene i motivi. Un ragazzo speciale».

 

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.