Gli ex – Dzemaili: “Con Mazzarri due anni di odio e amore”
Dzemaili al microfono di Gazzetta
Il Genoa corre grazie a un giovane macedone che lei conosce molto bene…
«Io e Goran Pandev siamo stati insieme anche al Galatasaray e al Napoli. Persona fantastica, bravo in campo e fuori».
Era il 2015-2016, allenatore Gasperini.
«Prima di andare al Genoa, il procuratore mi dice: se lo capisci, ti divertirai. Aveva ragione: lui è speciale».
Differenze Donadoni-Gasp?
«Come carattere sono diversi: Donadoni cerca un rapporto più stretto con i giocatori. Si assomigliano come idea di calcio, anche se Gasperini è uno poco malleabile, difficile che cambi le sue convinzioni».
A Bologna c’è un altro trentenne protagonista, anche lui ex Genoa: Palacio, ora infortunato.
«E’ molto simile a Pandev, un professionista esemplare».
Vero che al Genoa lei aveva il 31 perché per 4 volte ha cambiato squadra l’ultimo giorno di mercato?
«Anche, ma soprattutto perché quel numero ricorda il compleanno di mio figlio».
E’ nato in Macedonia, la sua famiglia è albanese, è cresciuto in Svizzera.
«Le origini non si perdono, ma da anni sono svizzero al cento per cento. Amo questo Paese educato e per bene».
E l’Italia non è un Paese educato e per bene?
«L’Italia è diversa, mi ha accolto come un bambino. E’ la mia seconda casa».
Parma, Napoli, Torino, Genoa, Bologna. L’allenatore che le ha insegnato di più, Donadoni e Gasperini esclusi?
«Mazzarri al Napoli: due anni di odio e amore».
Com’è il calcio americano?
«La Mls sta crescendo e ha tutto: soldi, impianti, mentalità manageriale. Ma non ci sono retrocessioni, quindi mancano passione e competitività. Un calcio più divertente, ma anche molto fisico e con poca preparazione tattica».
A che livello è Montreal?
«Qualcosa di poco definibile, un misto di A e B».
Il Saputo Stadium?
«Bello, compatto, funzionale».
Più confortevole del Dall’Ara?
«Paragone improponibile: il Dall’Ara è un monumento».
Ma prima della partita dovevate mangiare le mozzarelle di Saputo?
(ride) «Ma no…».
Restare in Canada sarebbe stato un problema per il Mondiale?
«Non era un ostacolo, non ho chiesto di tornare per quel motivo (sta divorziando dalla moglie Erjona e voleva stare vicino al figlio che vive in Svizzera, ndr). Il c.t. Petkovic mi ha detto che l’importante era giocare».
La Svizzera ha vinto i playoff.
«Tutto meritato, dopo aver fatto 27 punti su 30».
Come gioca con Petkovic?
«Più avanti, al centro tra i trequartisti nel 4-2-3-1».
Pronti via, c’è subito il Brasile.
«L’abbiamo battuto in amichevole 5 anni fa, ci proviamo».
L’Italia ha perso i playoff.
«Vi capisco, noi siamo stati massacrati dopo il k.o. col Portogallo… Ma è bello ripartire».
Che Bologna ha ritrovato?
«Più forte. E può migliorare».
Pensa di tornare in Canada?
«No, basta. Ho firmato fino al 2020 con il Bologna».