Gazzetta – Sarri come Mazzarri, l’Europa un “fastidio”

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Anche se più volte dichiarato, anche da Sarri, che l’obiettivo è e resta il campionato, la sconfitta col Lipsia brucia. Più che altro per la brutta gara, per la prestazione non all’altezza di una squadra prima in campionato. Il Napoli che fa sognare in Serie A, non è la stessa in Europa. La Gazzetta dello Sport analizza la gara di Europa League.

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L’unica volta in cui realmente il Napoli ha «creduto» nell’Europa League in panchina c’era Rafa Benitez, l’uomo dei «tituli» perché ha collezionato trofei un po’ ovunque in tutta la sua carriera. Mazzarri e Sarri l’hanno invece vissuta come un «fastidio» più che come un’opportunità e anche ieri si è visto un Napoli svogliato come quello che fu eliminato dal Viktoria Plzen. Certo, il Lipsia era di ben altro valore rispetto alla formazione ceca e forse proprio per questo ci si aspettava un Napoli più pugnace e meno arrendevole. Le riserve, fin qui poco utilizzate, non hanno dato le risposte che Sarri si attendeva, del resto non era neppure semplice riuscire a fermare una squadra come quella tedesca senza avere nelle gambe il ritmo partita imposto appunto dagli ospiti.”

“Paradossalmente i titolari che sono entrati hanno dato ancora meno dei loro compagni che sono usciti. Un atteggiamento sintomatico del fatto che l’obiettivo di tutti, a partire da chi viene impiegato costantemente in campionato, è lo scudetto. Il tricolore è distante quattordici partite e adesso da sogno deve necessariamente diventare un obiettivo. Già perche essendo il Napoli uscito anzitempo dalla Coppa Italia ed avendo messo ieri sera un piede e mezzo fuori dall’Europa League, ora che è in testa alla classifica non può più nascondersi. La pressione aumenterà perché il club ha fatto «all in» sullo scudetto e Sarri, complice anche una rosa ristretta e per il momento ridotta all’osso, si è adeguato. Il tecnico azzurro ha detto in passato che «con 18 uomini si può fare la rivoluzione». Ieri per metterne insieme diciotto ha dovuto inserire in lista tre portieri. Un segnale, come il San Paolo praticamente vuoto, dal quale si era già capito come sarebbe andata a finire”.

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