Da Giordano a Bagni: “Sarri vincente come ai nostri tempi”
Il Napoli di Sarri ormai è entrato nei cuori, anche degli ex azzurri
Da Giordano a Bagni: “Sarri vincente come ai nostri tempi”
Trent’anni: e nell’aria, c’è ora, la magìa delle emozioni, il senso autentico della felicità, sospiri che riempiono l’atmosfera. «Ma io la capisco, la gente». Trent’anni: e i figli che chiedono ai padri com’era quel Napoli, che trascinò nello spazio, a starsene tra le stelle, mentre i social impazziscono nel rilanciare l’immagine del 4-1, il palleggio stretto, il tacco di Zielinski, l’allungo con lob di Jorginho, lo slancio del polacco con quel mezzo cucchiaino tra due avversari per concedere a Mertens l’esterno fatale. E’ scienza e pare fantascienza, perché c’è un calcio che rapisce e contemporaneamente stordisce, e fotogrammi che restano lì, s’incollano a futura memoria, e si accavallano con quelle diapositive mai ingrigite del passato dalle quali emerge Bruno Giordano. «E’ stato un bel vedere, una partita meravigliosa, in cui la Lazio, per un tempo, ha fatto la sua figura. Poi è venuto fuori il Napoli e se qualcuno vuole avvicinarlo al mio, è autorizzato a farlo. Intanto, si è sulla cosiddetta strada senza ritorno: e si sa dove conduce». Na sera e maggio chissà mai cosa succederà, ciò che diranno gli dei e cosa il campo: ma intanto c’è un Napoli che ondeggia, persa nel suo sogno umanissimo, e a cui gli eroi d’un tempo che rimane riservano applausi scroscianti.
MA C’ERA LUI. Però è un’altra epoca, per cominciare, e dunque un calcio diverso, sostanzialmente cambiato, modernizzato (da Sarri) e inavvicinabile, da quel Maradona che per Andrea Carnevale, interprete della prima Ma.Gi.Ca., diventa la differenza incolmabile: «Non so quanti e quali siano le analogie: noi avevamo una fisicità più netta rispetto a questa squadra; noi vincemmo anche la coppa Uefa. Questa ha talento, e ne ha tanto, e gioca indiscutibilmente il miglior calcio d’Europa. Però, e lo dico senza presunzione, non credo sia possibile avanzare un paragone con il mio Napoli nel quale c’erano Careca, Giordano, Carnevale e, innanzitutto, Maradona, il più grande di sempre».
LO SPETTACOLO. Ma la cifra tecnica diviene argomento d’amabile discussione e si può restare aggrappati a questi poster del triennio di Sarri per farsi un’idea di quanto valga questo Napoli, in assoluto, e di cosa lo renda differente da quello stellare del 1987 o del 1990 nel quale Bruscolotti fu punto di riferimento. «Non scendo nei particolari, perché non si può: ritengo che non si possa negare l’evoluzione in senso generale di questo sport affascinante come nessun altro. Ma noto però somiglianze nel carattere: questa squadra, come la nostra, sta esplodendo, dopo una fase di costruzione. Ora ha una testa che prima non aveva, una maturità che le consente di battere la Lazio, che è avversario di primissima fascia. Però ci sono quelli lì dietro…». Si rimarrà in un limbo, nel quale trascina Bagni, rendendo tutto terribilmente pratico: «Due cose: la prima, questo Napoli è incantevole e comunque non si può affiancarlo al nostro, per evidenti ragioni. La seconda: questo Napoli può diventare, come nessun altro dopo quella epopea, come il nostro, perché può vincere. E penso che ciò basti». A quel punto, sarebbero eguali: avendo fermato il tempo.
La Redazione