Marolda: “E…ora pensiamo a Sarri”

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Ciccio Marolda analizza il momento del Napoli. Tra la vittoria di ieri sera, gli infortuni e il rinnovo di Sarri.

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“Manco a Paperino, il più sfigato dei nostri amici dei fumetti, sarebbe capitato quel che è capitato a lui. Povero Ghoulam, ricacciato nel tormento proprio quando il pallone sembrava sorridergli di nuovo.

Una brutta faccenda quel suo ginocchio ferito un’altra volta. Bruttissima per lui, brutta per il Napoli che aveva fatto i conti, anche quelli di mercato, senza la sfortuna. Perché la sua coperta resta corta, molto corta, troppo corta. Tant’è che chi tifa azzurro fa bene a raccomandarsi a San Luigi. San Luigi Scrosoppi, che non vide mai un pallone in vita sua, ma chissà perché dei calciatori è il santo protettore.

Sì, perché d’ora in avanti anche un mal di pancia al meno provvisto degli azzurri sarebbe un bel problema. Di più: sarebbe una maledizione nera. Ma tant’è. Del resto, con tutto quel che si deve godere di qui a maggio non si può pensare di mettere il Napoli sotto una campana. Come fecero in un liceo a Parigi con il bicchiere di Napoleone.
E allora, via i cattivi pensieri e petto in fuori. Come ha fatto addirittura tracimando con la Lazio dopo quasi un tempo intero di paura.

Così è: il Napoli deve pensare al campionato e deve continuare a pensarci in positivo. Lasciando alla Juve soltanto l’illusione del sorpasso. E pure se è brutto dirlo, senza darsi affanno per il Lipsia e per l’Europa League in fila già dietro la porta. Perché se c’era una coppa alla quale restare affezionato era “quell’altra”. Era quella Champions che colpevolmente abbandonata al primo colpo, rimane il grande e ricco rimpianto di stagione.
Campionato, dunque. Scudetto, dunque. Carte scoperte, senza badare a tutto quanto accade intorno. Dagli strepiti dei contro per principio agli ascari con la vocazione del violino e dell’archetto. Dai toni aspri alle sgomitate populiste. No, superbo com’è in campo, il Napoli non può temere quel che accade al di là della porta di casa sua.

Deve invece prestare assai attenzione ai fatti di famiglia. Al di là d’una partita che può far soffrire oppure no, infatti, equilibrio, ambizioni e serenità possono essere attaccati da una cosa sola: dall’incertezza sul futuro dell’allenatore. Proprio così: potrebbe essere un errore tirare alla lunga la questione. Il “resta, non resta”, questo sì, avvilirebbe un finale di stagione che ha invece bisogno di certezze e d’una convincente e tempestiva programmazione del mercato”.

CdS

 

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