La fotografia del successo con l’Atalanta è nella grande festa nello spogliatoio azzurro dove quelli più felici erano, nell’ordine, Rafael e Tonelli. Ovvero terzo portiere e quinto difensore centrale nelle gerarchie di Sarri. I due, assieme, per intenderci, hanno messo in totale zero minuti in campo in questa stagione. Coppa Italia compresa. Ma è questa l’arma in più di questo Napoli: il gruppo. Una compattezza d’orchestra che si vede non solo sul terreno di gioco ma anche fuori, quando c’è da organizzare il Capodanno (quasi metà squadra lo ha trascorso insieme) o quando c’è da prendere parte al compleanno di uno di loro. Il Napoli a ogni gara di campionato dimostra fame, anima forte e unità di intenti. Sembrano cose scontate, ma mica lo sono. Mertens da solo non basta e non basta che Mertens faccia tutto da solo. Tirano fuori tutto (classe, esperienza, energia) sempre e soprattutto nelle giornate in cui le partite diventano delle battaglie. Perché non sempre gli avversari consentono di giocare un calcio con le bollicine e in quei momenti solo una squadra vera riesce a vincere. È la proverbiale forza del gruppo. È lo spirito di uomini serrati tra loro come le dita di un pugno. Forti nelle avversità, e pronti a far scudo l’uno con l’altro. Proprio come con l’Atalanta. Ma prima ancora a Crotone, a Udine, a Roma. E che dire dello staff? Colpiva l’entusiasmo a fine gara di Nenci, il preparatore dei portieri, che ha atteso all’imbocco del tunnel i giocatori per salutarli.
Il Mattino