Paolo Cannavaro e Napoli: semplicemente amore. «Amo Napoli, mi manca la mia città e sono certo che tornerò e morirò lì», ha raccontato l’ormai ex calciatore ai microfoni di Sky. Da poco ha smesso di vestire la maglia del Sassuolo dicendo addio al calcio giocato: «Ho deciso di smettere perché ho ritenuto fosse il momento adatto. Ora inizierò la carriera da allenatore con Fabio. Non ho vinto tanto, ma quella Coppa Italia alzata con il Napoli per me ha un sapore unico. Nell’ultimo anno di Mazzarri ho veramente sperato di poter vincere lo Scudetto con il Napoli, eravamo una squadra che nel corso degli anni era cresciuta tanto, molti giocatori erano già da considerarsi veri campioni. Sarebbe stato stupendo ed unico vincere lo scudetto con la maglia della mia città».
«Mi piacerebbe tornare a lavorare nel Napoli sotto altra veste. Napoli per me è tutto». Ci sono stati tira e molla con il club, momenti difficili, emozioni. Con i tifosi ho sempre avuto un rapporto eccezionale», ha raccontato Paolo. Ma ci sono stati anche momenti grigi durante il cammino: «Una ferita dolorosa però, che ricordo ancora con tristezza, fu un match al San Paolo contro il Torino: venivamo da tre mesi difficili, fui tremendamente fischiato dai tifosi ogni volta che toccavo il pallone. Chiesi a Contini di passarmi palla e sbagliai, sparai il pallone in tribuna. In quel momento però non riuscivo a capire perché i tifosi fischiavano proprio un napoletano, non me lo meritavo. Tuttavia da quell’istante mi sono svegliato e ho cercato di fare ancora meglio. Così sono stato ancora più amato dai tifosi». Poi l’addio, anche quello un momento triste: «Dopo sette anni e mezzo capii che non ero nei piani del nuovo allenatore, Benitez. A 32 anni allora fui costretto con grande dispiacere di lasciare la squadra».
Oggi intanto al Napoli un altro napoletano vuole scrivere la storia: Lorenzo Insigne. «Auguro al mio compaesano di diventare il Totti di Napoli, quello che avrei voluto essere io. È un talento eccezionale e la società dovrebbe preservarlo. Lo paragonai subito ad Ortega, uno di quei giocatori che fanno innamorare immediatamente. E anche caratterialmente deve restare così: è un giocherellone. Gli auguro grandi cose».
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