Sacchi: “Perchè Il calcio italiano è brutto? Siamo fermi agli anni ’70. Solo Sarri è nel futuro”

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Nell’elegante studio di Arrigo Sacchi c’è un pallone grigio autografato da Pelé, Maradona e Di Stefano. «Voleva firmarlo anche Butragueño, gli ho detto: para ti, otro». Non tutto è per tutti.

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Sacchi, Juve-Napoli, Juve-Roma, Napoli-Inter, Juve-Inter… Brutte partite, dovevano essere lo spot del meglio.«Qualche giorno fa stavo vedendo una partita del Manchester City con un amico. Gli proposi: “Andiamo a farci un tè”. E lui: “Ma stanno giocando”. Gli spiegai: “Abbiamo già visto tante cose belle e ne vedremo delle altre dopo”. Se a Napoli-Juve starnutivi sul gol di Higuain ti eri perso tutto. C’è stato poco altro».

Perché siamo brutti?«Perché siamo fermi al tatticismo di 70 anni fa. Pensiamo solo a vincere, non a un calcio di coraggio, bellezza, emozione. Hanno chiesto a Capello se vedesse delle novità. Ha risposto: il ritorno del libero. Ha ragione. Ricordo lo scozzese Roxburgh, direttore tecnico Uefa, all’Europeo del 2000, dopo la vittoria azzurra sull’Olanda. Mi disse: “Se vince l’Italia, torniamo indietro di 20 anni”».

“Solo Sarri ha portato il Napoli già nel futuro. Non ha top player eppure esprime un gran calcio di qualità e valori. La conferma sono i tanti giocatori che sono migliorati: Koulibaly, Ghoulam, Mertens, Insigne… Lo scudetto sarebbe il giusto premio alla bellezza e alla generosità. Ma il Napoli non ha le risorse della Juve che può sottrarre i 36 gol di Higuain e inserire alternative come Cuadrado. Comunque vada, Sarri ha già vinto».

Altri tecnici nel futuro?«Giampaolo, che contattai per primo, quando Ferrara lasciò l’Under 21 e Gasperini che ha creato una simbiosi unica con proprietà e città. E Di Francesco, che è bravissimo. Loro sì, giocano un calcio con lo spirito dei padri fondatori: coraggioso, offensivo, ottimistico. Oltre la tradizione. Come pure Oddo e De Zerbi. Ma non è facile. Alla vigilia di un Milan-Napoli mi ritrovai in un ristorante di Milano con mia moglie. C’erano anche dei giornalisti, tra i quali Brera. Uno venne al tavolo a chiedermi: “Chi marcherà Maradona? Abbiamo fatto una scommessa tra noi”. Uno diceva Baresi, un altro Tassotti, un altro Galli… Mia moglie, che non segue il calcio, mi chiese: “Ma tu non giochi a zona?” Se uno non vuol capire…».

 

 

La Var?«Ecco. Sono stato piacevolmente sorpreso dalla nostra sperimentazione: finalmente abbiamo preceduto gli altri in qualcosa. Ora bisogna vigilare che la paura di perdere privilegi e la presunzione di qualche arbitro non guasti tutto».

Fonte: Gazzetta

 

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