L’editoriale di Raffaele Auriemma sul CdS:
Napoli 51 punti, Juventus 50. La classifica del campionato è una storia di convivenza forzata, con la sensazione che si procederà così fino all’ultima giornata, evitando che i bianconeri prendano il largo. Forse oggi no, c’è il Napoli, un “altro” Napoli, a tenere sotto pressione Madame, purché mantenga il ritmo. Ci riuscirà? Vedremo. Intanto, ecco delle comparazioni, ma non con i numeri di questa stagione rispetto a un anno fa (+11 punti) quando il Napoli era terzo a 7 dalla Juve, aveva subito 10 gol in più (23 a 13) ed era rimasto con la porta inviolata nella metà delle gare disputate finora (5 a 10). Soffermiamoci sul campionato di 2 anni fa, perché presentava una situazione analoga. Napoli a 44 punti e Juve a inseguire a 40. Ma si capiva quanto quel primo posto fosse fragile, supportato solo dai gol di Higuain e senza nemmeno il conforto di un mercato di riparazione che giustificasse le ragioni dello scudetto. Accadde che 5 turni dopo, gli azzurri persero la testa nel confronto diretto allo Stadium e non ebbero più la forza di effettuare il controsorpasso. Una forza prevalentemente mentale, nell’intima ammissione che le due realtà non erano di pari intensità. Oggi, invece, come possiamo inquadrare il Napoli nella condizione nervosa di primatista in 18 giornate su 20? La squadra trasmette un’idea diversa dal passato, di coscienza in se stessi e della capacità di vivere senza troppa ansia l’attesa del traguardo. Il successo sul Verona lascia una doppia traccia, da interpretare. Da un lato potrebbe preoccupare che sia stato necessario più di un’ora per sbloccare il punteggio contro un team tecnicamente inferiore, ma la lettura reale arriva attraverso due dati: sono state 46 le palle perse dagli azzurri contro le 35 del Verona e 49 i passaggi sbagliati contro i 41 degli scaligeri. Vuol dire che è mancata la concentrazione, l’applicazione che si sprigiona nelle gare con maggior appeal. E in questo elemento negativo vive pure quello positivo: ha confermato di saper aspettare il momento giusto per vincere il match. Portando pazienza, sapendo di avere, prima o poi, la meglio senza correre rischi in retroguardia. Perché è lì, nella fase difensiva che la squadra sta dimostrando di meritare lo scudetto. La miglior difesa del campionato, che si traduce anche nel minor numero di tiri subiti, 7,5 a gara contro gli 8,8 della Juve. Gli altri tirano poco perché il Napoli non glielo permette, col gioco, senza commettere irregolarità ed essendo la squadra meno scorretta della A (10,2 falli a gara). Tutto porta a un sostantivo: maturità.