Pecchia: “Mi aspettavo questo Napoli. Non sarà una corsa a due per il titolo. Le mie vittorie più belle in azzurro”
Non rinnega il passato, perché sette anni di vita non si possono dimenticare, ma Fabio Pecchia, intervistato dal CdS, pensa solo al presente, all’Hellas e alla salvezza da conquistare. Sabato il tecnico gialloblù entrerà per la prima al San Paolo dopo l’esperienza da vice di Benitez. Saluterà tanti amici e avrà parecchi ricordi anche degli anni da calciatore, ma nella sua mente ci sarà un solo obiettivo: iniziare il girone di ritorno con un risultato positivo.
Pecchia, che partita sarà Napoli-Verona? «Un altro incontro difficilissimo contro un avversario con valori superiori ai nostri. Dovremo giocarlo con la stessa voglia e la stessa determinazione mostrate contro la Juve, nella speranza di non commettere errori e ottenere un risultato diverso. Ho fiducia nella mia squadra e non partiamo battuti».
Si aspettava di trovare a inizio gennaio Hamsik e compagni primi con 48 punti? «Al di là dei numeri, mi aspettavo un campionato del genere, con il Napoli e le altre squadre davanti. E’ venuto meno il Milan, ma per il resto in testa è tutto come previsto».
Come finirà la lotta per lo scudetto tra Napoli e Juve? «Non penso sarà una corsa a due. Inter e Roma sono staccate, ma hanno tutto per rientrare».
Se pensa a maggio, riesce a immaginare un epilogo più bello rispetto a Napoli campione d’Italia e Verona salvo? «A me interessa solo la salvezza dell’Hellas. Quello che succede fuori non lo guardo. Al massimo tifo per il Newcastle (di Benitez, ndr)».
Sabato tornerà per la prima volta al San Paolo. Emozionato? «C’è molta differenza tra la professione che uno svolge e i rapporti umani. Facendo prima il calciatore e poi l’allenatore ho imparato a essere freddo e distaccato, a tenere separate le cose. Mi farà piacere rivedere persone con le quali ho condiviso anni importanti, ma prima di tutto ora c’è il mio Hellas. E pensare che, dopo la partita d’andata a Verona, uscirono notizie secondo le quali avrei esultato ai gol del Napoli. C’è gente che proprio non mi conosce…».
Se ripensa alle vittorie più belle dei suoi anni a Napoli, quali ricorda? «Da tecnico la finale di Supercoppa italiana a Doha contro la Juventus. Da giocatore… un successo mancato: quello nella finale di Coppa Italia contro il Vicenza. Che amarezza».
Più facile o più difficile sfidare Sarri dopo il ko con l’Atalanta? «Affrontare le grandi è sempre difficile. L’eliminazione dalla Coppa Italia inciderà poco».
Lei ha allenato Hamsik, che recentemente ha superato il record di gol di Maradona. Se lo aspettava? «Hamsik è un professionista e un campione che ha incarnato quella che è la figura del calciatore ideale del Napoli. E’ un esempio».
Se potessere togliere un giocatore agli azzurri chi sceglierebbe? «Koulibaly».
Sarri è il miglior tecnico italiano? «Bisogna vedere da che punto di vista si guarda ovvero come trofei vinti o come gioco espresso. Di certo è un allenatore dal quale prendo spunto e che ammiro».
Le fa effetto constatare che nove undicesimi del Napoli attuale sono gli stessi del Napoli “suo” e di Benitez? «Parliamo di Benitez, non di me. Volenti o nolenti nove undicesimi sono tanti e a tratti si arriva anche a dieci (quando Ghoulam era titolare e con Maggio al posto di Hysaj, ndr). A livello di scelte di giocatori e di impianto è rimasto molto, ma di nuovo c’è tutto il lavoro di Sarri».
E’ andato via da Napoli e gli azzurri adesso lottano per lo scudetto. Ha lasciato Madrid e il Real ha vinto due Champions. Se ci ripensa in lei prevale la soddisfazione per il lavoro impostato o il rammarico per quello che poteva essere e non è stato? «Per quel che riguarda l’esperienza a Napoli c’è poco da rammaricarsi perché abbiamo fatto il massimo: siamo arrivati a un pelo dalla finale di Europa League e abbiamo vinto due titoli stravolgendo il calcio di Mazzarri. Il Real Madrid invece rimane un grande rammarico perché c’erano le potenzialità per fare quello che fatto Zidane. E’ stata una storia iniziata male e finita peggio».
Quella con il Verona invece che storia è? Ha centrato la promozione in A il primo anno e ora è in corsa per la salvezza, eppure i tifosi la contestano. «La contestazione nei miei confronti la vivo come uno stimolo per fare di più. Mi spiace che la situazione sia questa, ma non posso che prenderne atto e andare avanti. L’importante è che le prestazioni della squadra non ne risentano. Io ho le spalle larghe e continuerò a dare il massimo per salvare l’Hellas».
Quanto crede alla permanenza in Serie A? «Moltissimo perché l’obiettivo è distante due punti, non quindici. Nelle ultime tredici gare, tolta la trasferta di Udine e un brutto primo tempo a Cagliari, abbiamo giocato alla pari con tutti e questo ci deve dare forza e consapevolezza nei nostri mezzi».
Quanti punti servono per salvarsi? «Penso che la quota sia più bassa rispetto ai “classici” 40-41 punti. Noi la corsa però la dobbiamo fare su noi stessi, non sugli altri».
Caceres andrà alla Lazio? «Intanto spero che a Napoli faccia un altro gol, magari su palla inattiva. Lo abbiamo riportato al top e ora è un giocatore di grande livello. Averlo è tanta roba».
Cosa si aspetta dal mercato? «In alcuni ruoli siamo pochi e in vista del girone di ritorno dovremo rimpolpare la rosa per non avere scelte obbligate nei momenti delicati».
La Redazione