Raffaele Auriemma scrive sul big match di venerdì sera tra Napoli e Juventus. Perché va ricordato il primo dicembre. La storia è piena di episodi che hanno lasciato un segno per i posteri, come quegli operai francesi e britannici, addetti allo scavo del Canale della Manica, che s’incontrarono nel 1990 a 40 metri di profondità. Un episodio di unione tra popoli, da associare anche a una decisione destinata, 20 anni prima, a modificare i rapporti matrimoniali: nel 1970 il parlamento italiano approva la legge che regola l’istituto del divorzio. E venerdì sera, primo dicembre 2017, il Napoli ha la grande occasione per aggiornare quel dettato legislativo, determinando la separazione tra la Juventus e lo scudetto. Almeno sulla carta, perché con altre 23 giornate di campionato, non è mica detto che Madame non riesca a riabilitarsi. Però, se il Napoli riuscisse a vincere questo scontro diretto, scaraventerebbe la Juve a -7 dalla vetta, uno svantaggio non semplice da rimediare, alla luce del grande equilibrio che si è venuto a creare nella parte alta della classifica. Il Napoli è primo, da solo e meritatamente, ormai dalla settima giornata, quando (era l’1 ottobre) la vittoria sul Cagliari e il contemporaneo pari tra Atalanta e Juve, gli consentirono di schizzare su con 2 punti di vantaggio. Primi in classifica, in maniera anche sorprendente, perché da un anno all’altro, tutte le big hanno migliorato se stesse: la squadra di Sarri ha 13 punti in più (38 invece di 25), ma anche la Juve, che un anno fa era prima con 4 lunghezze di vantaggio sulle seconde, vanta un punto in più (34 invece di 33). Così come la Roma (31 a 29) e la Lazio (29 a 28) che devono ancora recuperare una partita. Napoli capolista anche a dispetto dell’exploit dell’Inter, passata in un anno da 21 a 36 punti. Ma durerà fino al 20 maggio questo cammino virtuoso? I segnali lasciano propendere per il sì, soprattutto quelli recenti, fatti di partite senza lo scroscio di applausi e con il ristoro dei 3 punti. La consacrazione tricolore del Napoli deve passare attraverso un massima recente: «se non puoi essere perfetto, almeno impara ad essere prudente». E’ successo a Sarri, forse anche oltre la strenua volontà di irriducibile difensore delle sue idee: la squadra ha imparato ad accontentarsi, vincendo certe gare col minimo sforzo. Senza strafare, come succedeva in passato, per poi dolersene quando l’avversario approfittava della minima indecisione palesata in difesa. Ecco, proprio quella fatale esitazione, nel Napoli di oggi è sparita e non v’è dubbio che il trend possa proseguire anche venerdì, al San Paolo. Dove, battendo la Juventus, potrà essere aggiunto un altro episodio nella storia del primo dicembre.