Giù le mani da Hamsik. Non si tocca, non si muove, non si discute. «É un fuoriclasse». L’ennesimo attestato nei confronti di un uomo ritenuto fondamentale per il futuro di questa squadra. Tutti per uno, verrebbe da dire. Tutti per Hamsik, a cominciare dall’allenatore che in tre stagioni ha fatto a meno di Marek tre volte appena. Il dato, però, resta: il capitano è in difficoltà. Lo dicono le prestazioni, le sostituzioni sistematiche ed i numeri. Il peggior avvio di sempre in undici stagioni: capita, per carità, ma ci sta anche che faccia sensazione proprio perché è di un gran giocatore che si parla. Totem di Sarri oggi e poi di Reja, Donadoni e Mazzarri ieri: Rafa, l’unica eccezione, ma tra i due il rapporto era complesso. Altre e datate storie. Fatto sta che Napoli e il Napoli hanno scelto di sostenerlo. E lui? Il solito: professionista super che tira dritto. Consapevole del momento grigio, sì, ma consapevole anche di averne già superati altri in passato. E sullo sfondo, lei: la maledizione di Maradona. La telenovela del gol numero 115 che gli permetterebbe di eguagliare Diego sul trono dei marcatori azzurri di sempre e che non vuole arrivare. Un muro. Un tabù da sfatare magari oggi in Champions: sarebbe il modo migliore di ripagare il credito e l’affetto illimitati della gente e di Sarri. (CdS)