Il progetto è intrigante e persino ambizioso. De Zerbi vuole che quello zero in classifica sia cancellato al più presto. E che questo avvenga attraverso il gioco, grazie ad automatismi da metabolizzare in fretta. Affidarsi a difese strenue non fa parte del Dna dell’allenatore bresciano. E del resto neanche il Benevento è stato costruito per fare barricate.
Allora sul campo si comincia a lavorare secondo le idee del tecnico. Grande circolazione di palla, possesso prolungato, pochi tocchi e velocità di esecuzione e di pensiero. L’avversario di turno domenica non consente voli pindarici. Ma il tecnico giallorosso non è uno di quelli che si dà per vinto prima di aver giocato. «Voglio fare una partita dignitosa, anche al di là del risultato. Sarebbe umiliante andare lì senza ambizione, voglia, umiltà di fare la partita giusta. Dopodiché, lo abbiamo detto, dalla partita col Sassuolo inizia un altro campionato. Quella con gli emiliani non sarà una finale, ma è l’inizio di un percorso. Non tanto perché affronteremo squadre di minor livello, ma perché spero di poter portare tutti i giocatori allo stesso livello di condizione».
Ce la sta mettendo tutta l’allenatore bresciano. Dice di essere convinto di poter trarre qualcosa di buono da questo gruppo: «Ho trovato quello che sapevo, non mi aspettavo qualcosa di diverso. Se ho accettato di venire è perché credo in questa squadra: ai giocatori chiedo di essere più consapevoli della loro forza, di sconfiggere la paura. E’ un passo decisivo se si vuole lottare per la salvezza: almeno tre squadre, senza che faccia i nomi, non le vedo migliori del Benevento, ma quando le vedo giocare col sangue agli occhi le loro partite fino all’ultimo minuto, non capisco perché questo non si possa fare anche qua. Si può lottare per rimanere in A, fumo non ne vendo. Se mi accorgo di non poter essere d’aiuto vado via».
Fonte: CdS