Guido Trombetti è tante cose insieme. Matematico, Rettore per circa un decennio della Federico II, ma anche tifoso della squadra azzurra ch’è un fenomeno di interesse culturale. «E che induce a valutazioni su dati antropologici. Napoli, intesa come città, ha avuto tre grandi momenti di recupero della identità collettiva: il G7, quando tutti parteciparono ai sacrifici per organizzare un evento di portata storica; il Maggio dei monumenti, in cui emersero – per alcuni – i valori di tesori che sembravano nascosti; e, ovviamente, lo scudetto, quello targato Maradona. Napoli è una città esagerata, nell’estro, nella miseria, nella ricchezza e sfugge, quindi, a giudizi razionali. Perciò si innamorò, giustamente, di Maradona: e l’una – Napoli – non poteva fare a meno dell’altro – Diego – e viceversa. Napoli è eccessiva, come la bellezza di questa squadra, che però riflette altro: la capacità di lasciarsi rapire, come ai tempi di Vinicio, da un calcio fantastico e l’orgoglio di rivedersi in un club che è una Eccellenza imprenditoriale. Perché la SSCN è l’unica, o una delle poche, imprese leader del Mezzogiorno. E’ una forma di riscatto, una risposta autorevole, una rivincita da frustrazione».