Joya e Pipita crisi per due. Higuain irriconoscibile

Dybala-Higuain, da eroi a giocatori normali. Allegri: «Hanno fatto una buona gara»

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Higuain e Dybala tornano sulla terra!!!

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La stessa tensione tagliente sullo stadio, la stessa atmosfera sospesa, pure lo stesso sinistro che «tradisce»: quindici giorni dopo, Paulo Dybala ha vissuto un uguale incubo. A Bergamo poteva vincere, ieri avrebbe strappato un pari immeritato: in entrambi i casi la Signora gli aveva affidato il proprio traballante destino ed è rimasta delusa. Dopo Berisha, ha parato il rigore anche l’altro albanese Strakosha: uguali pure la nazionalità e la desinenza del portiere in questo gioco beffardo di rimandi. L’argentino con la 10 del supereroe si è riscoperto umano, troppo umano: la prima crisi da quando si è caricato i bianconeri sulle spalle è ufficialmente aperta, proprio nella gara in cui è partito dalla panchina.

PAULO SULLA TERRA

Dopo l’errore nel recupero, Dybala si è disteso sul campo per qualche secondo: frastornato, più che disperato. Poi via nello spogliatoio con la faccia persa nel vuoto: prima aveva fatto 13 su 13 dal dischetto. Ma è la sequenza, la corsa timida verso la palla, a lasciare qualche dubbio in più: «Continuerà a tirare i rigori anche se deve farlo con più cattiveria», lo ha caricato Allegri. La caduta dello Stadium manda sul lettino dello psicanalista tutta la Juve, ma in primis il suo fuoriclasse: aveva dato segnali di onnipotenza a inizio stagione, con la vertigine di dieci reti in sei partite di A, ma adesso ha improvvisamente il fiato corto. Tremano le gambe nel momento dell’ultimo passo verso la luce. E pure il chiacchiericcio dei paragoni con Messi non deve avergli fatto bene: la Joya non ha mai giocato nelle due partite di qualificazioni e in Ecuador ha visto dalla panchina Leo trasformarsi in eroe delle masse, in condottiero mitologico. Tradotto: Dybala non è Messi. Allegri ha scelto di risparmiarlo dopo il volo intercontinentale (proprio in charter privato con Leo) anche a costo di cambiare modulo. «E’ rientrato giovedì e ha fatto mezzo allenamento, ecco perché è partito dalla panchina», si è limitato a spiegare. Il tecnico sa bene che il vero Paulo è quello che prende il palo di Strakosha al volo e ha una ricetta per uscire dal tunnel: «Sta facendo un percorso, può capitare un momento in cui le cose vadano meno bene, che abbassi un pochino più l’attenzione, ma fa parte della crescita. Non si deve abbattere, deve rimanere sereno e cattivo perché è un grandissimo e vuole migliorarsi tutti i giorni».

GONZALO PERDONA

Per raddrizzare la strada, serve il gioiello, ovvio. Ma l’intera HD nella massima luminosità, compreso Higuain ieri meno efficace, nonostante la generosità. Dalla sfortuna rarissima della traversa su topica di Strakosha all’errore sul possibile 2­1. Dopo il pari di Immobile, la palla capitata al Pipita pesa quanto il rigore di Dybala: «Gonzalo ha fatto una buona partita, è stato bravo e sfortunato», l’ha difeso Allegri. Era da gennaio 2015 che non restava a secco per tre partite casalinghe di fila in A, ma nonostante la forma sia parecchio migliorata rispetto ai balbettii di inizio stagione, la cattiva stella non è passata del tutto. Non ha «tradito», ma ha «perdonato», malgrado 15 giorni di allenamento a Vinovo. Per fortuna mercoledì c’è lo Sporting: servirà a lui e servirà all’amico con la testa bassa e lo sguardo nel vuoto.

Fonte: Gasport

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