Il maestro Zeman ha tanti difetti, ma capisce i giocatori prima degli altri. Ne intuisce il talento, li studia, li strapazza e poi li valorizza. Date un’occhiata alla Nazionale di oggi: Immobile, Insigne, Verratti, Florenzi. Tutte sue avventure sfrontate, tutta cera diventata acciaio sotto le sue mani. Ieri Zeman ha parlato dei due pupilli: «Insigne tra i due è quello che mi ha dato più soddisfazioni – ammette – Florenzi invece l’ho allenato meno. Però sono stato io a volerlo a tutti i costi riportare a Roma. E sentivo dire che non fosse adatto a una grande squadra…». E Lorenzo il Magnifico candidamente affermato: «la mia fortuna è stata incontrare Zeman». Ma è altrettanto vero che i 163 centimetri di questo ragazzotto cresciuto a Frattamaggiore hanno contribuito parecchio al rilancio di Zeman: 19 gol in C1 nel Foggia, dove l’aveva portato il fido Peppino Pavone, e poi il fantastico sodalizio con l’altro napoletano Immobile, decisivo per il ritorno del Pescara (e dello stesso Zeman) in Serie A: in quel campionato stratosferico Insigne non segnò soltanto 18 gol ma fece emozionare un’intera tifoseria. Florenzi e Insigne si ritroveranno domani, dopo aver vissuto dolori simili: un ginocchio che salta (nel caso di Florenzi due volte), la risalita e la ripartenza. Chi vince, Zeman? Pausa. Pensiero. Sospiro. «Sarà una partita decisa dagli episodi – spiega, da doppio ex diplomatico -, forse il Napoli è favorito ma in un contesto così equilibrato possono essere i singoli a fare la differenza». Lui tiferà per la Roma, nonostante il bruciante esonero del febbraio 2013: l’allenatore, Di Francesco, è un altro dei suoi ragazzi.