Bobby English fa scoccare la sua ora. Il suo idolo? Ibra

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Ci sono i predestinati che hanno subito l’occasione della vita, altri che devono andarsela a cercare altrove. Roberto Inglese, ribattezzato dai tifosi clivensi Bobby English, traducendo all’impronta il suo nome e parafrasando l’agente segreto del cinema, Johnny English, è uno abituato a viaggiare, da sempre. E’ nato a Lucera, in provincia di Foggia, ma lui si considera abruzzese, visto che all’età di sei anni con la famiglia si è trasferito a Vasto. Dove è cresciuto, dove ha iniziato a giocare a pallone, dove ha capito che il calcio sarebbe diventato il suo lavoro. Nel 2005, quando aveva 14 anni, era una giovane promessa della Virtus Vasto, una squadra che faceva solo attività giovanile. Il Pescara aveva messo gli occhi su di lui e decise di investire 8.000 euro. «Mai speso tanto per un giocatore del vivaio», ricorda oggi Cetteo Di Mascio, il primo a cambiargli la vita, facendolo entrare in una cantera nella quale c’era già un certo Marco Verratti…

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Eusebio, Sartori e Castori. Poi sono arrivate altre figure importanti. Intanto Eusebio Di Francesco, allora allenatore del Pescara, che lo fa debuttare in Serie B nel 2010, un anno dopo l’esordio assoluto tra i professionisti. Poi Giovanni Sartori, allora diesse del Chievo, che ne intuisce le potenzialità e lo porta a Verona. A diciannove anni è ormai fuori dal target della Primavera, viene mandato allora in prestito: tre stagioni al Lumezzane, quindi il Carpi, l’incontro con Castori che lo valorizza sul piano tecnico e soprattutto quello con Cristiano Giuntoli, futuro diesse del Napoli che non se l’è fatto scappare appena ne ha avuto la possibilità. Quando è tornato al Chievo, ha avuto da Maran l’occasione che aspettava da sempre: nell’estate del 2015 ha convinto tutti in ritiro, meritandosi la conferma in rosa.

Verona e Pescara. Così finalmente Roberto detto Bobby ha potuto prendere casa a Verona. Senza dimenticare l’indirizzo di casa sua, che era diventata nel frattempo Pescara: gli amori, le amicizie, l’affetto di una famiglia che da quelle parti tutti definiscono «fantastica» per come ha saputo tirarlo su all’antica. Mamma Rosalba fa la casalinga, papà autista di autobus di linea.
Idolo calcistico? Ibrahimovic, senza dubbio. Gioca con il 45, il numero di maglia di Balotelli, che ha sfidato in Primavera quando Mario era all’Inter, ma la scelta è un giochino aritmetico: 4 più 5 fa 9, il numero del centravanti vero, che però al Chievo era già stato preso. Con i numeri dovrebbe cavarsela, visto che a Pescara si è diplomato al liceo scientifico, anche se tra le materie di studio ha sempre preferito la storia del Novecento perché, dice, serve a comprendere meglio l’attualità. E’ un fan di Ligabue, a Napoli dovrà passare alle sonorità blues di Pino Daniele per entrare in armonia con il San Paolo. Un Inglese che studia da napoletano.

Fonte: CdS

 

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