Calcio femminile – CdS: accendete la tv delle ragazze
Arrivano puntuali e sono tanti. Portano conoscenze, numeri, progetti, passione, curiosità, e amore. Il pomeriggio è donna. Il Corriere dello Sport-Stadio ospita il forum organizzato dalla Figc – in occasione della Grassroots Week, Settimana Europea dello Sport, che si chiuderà sabato – per dibattere sullo sviluppo del calcio femminile in Italia.
Un tavolo ricco a Piazza Indipendenza: Walter Veltroni, Milena Bertolini, Sandro Mencucci, Patrizia Panico, Patrizia Sanzone, Moris Gasparri, Andrea Montemurro, Sandro Morgana, Patrizia Recandio, Sara Landi, Sara Gama accompagnati da Francesca Vitullo e Roberto Coramusi, e il condirettore Stefano Barigelli che ha fatto gli onori di casa e preso parte al dibattito sul progresso irreversibile, sostenuto sempre di più dalla presenza dei club professionistici, del calcio femminile. Dopo la Fiorentina apripista e oggi già campione d’Italia, sono arrivate in ordine Sassuolo, Empoli, Juventus, Chievo e, cosa di questi giorni, Atalanta.
Ammissione di intenti, volontà a fare assieme per far crescere il movimento, è quanto emerso. Questo, complice anche l’arrivo della Juventus, è l’anno zero. Una tabula rasa su cui scrivere la storia. Nel rispetto, in primordine, delle donne, costrette ancora oggi, in ogni settore, a rivendicare parità di diritti, di trattamento, di possibilità.
VELTRONI. Appassionato di sport e di calcio in particolare, Walter Veltroni si fa carico della battaglia delle donne, con la sensibilità, umana e culturale, che lo contraddistingue. «Il calcio femminile è uno strumento di uguaglianza. Più si allarga la base, più assomiglieremo al resto del mondo. In Italia ci sono ancora pregiudizi, serve il coraggio di smontare la banalità che identifica il calcio alla volgarità. La cultura calcistica è cresciuta Il lavoro deve iniziare alle elementari, per allargare la base. Per combattere la discriminazione di genere, questo è un aspetto sociale importante, deve crescere la qualità del calcio. E credo che per un’operazione di questa portata il calcio femminile debba avere una sua autonomia, dentro la Federazione, e non disperdersi nella Lnd. Il giorno che sarà un campionato parallelo a quello maschile, si creeranno anche i personaggi e diventerà un fenomeno mediatico. A tal proposito, oggi a questo tavolo mancano le televisioni. Chiamiamo Sky, Rai, Mediaset, sollecitiamoli. Perché non mandano in diretta Juventus-Fiorentina? Come non capire che il calcio delle donne è una pentola in ebollizione? Io ci sono, sono pronto a impegnarmi, ditemi cosa posso fare».
BARIGELLI (condirettore Corriere dello Sport-stadio): «Rendere protagoniste le donne significa allargare la platea di interesse. Le grandi società dovrebbero destinare alle donne una piccolissima parte dei loro ragguardevoli bilanci. I media poi, noi compresi, abbiamo le nostre responsabilità: ce ne occupiamo quando vediamo il calcio estero che però guardiamo come un fatto esotico. Invece è più di questo, è soprattutto un terreno fertile, e alla Figc va dato atto dell’impegno. Il mio giornale sosterrà il calcio femminile».
SANZONE (vicedirettore generale Figc): «La Federazione crede nello sviluppo del calcio femminile e lo dimostra la concretezza delle sue azioni. C’è un’attenzione forte oggi sul movimento. La Fiorentina ci ha dato una grossa mano e grande visibilità. Ora, per alzare il livello, bisogna lavorare con il dipartimento. Dobbiamo entrare nelle scuole e fornire al femminile tutto il panorama di professionalità. Dobbiamo mettere mano alle norme, apriamo un tavolo tecnico. E’ il momento della svolta».
BERTOLINI (ct Nazionale): «Per far crescere i numeri bisogna entrare nell’ambiente protetto delle scuole e che bambini e bambine giochino assieme. Io consiglio sempre che le ragazze fino ai 16 anni stiano coi maschi. Ha una rilevanza atletica e sociale. Il ragazzo che gioca con la ragazza, da adulto sarà un uomo diverso, migliore, perché crescere insieme fa sentire uguali. In quanto alla Nazionale, so bene il peso che ha come traino e noi abbiamo voglia di fare bene, di tornare ai risultati degli anni Novanta. Dobbiamo vincere, lo so, e fare un bel calcio».
PANICO (vice ct Under 16 maschile): «Lo scetticismo culturale non è stato abbattuto. Io alleno i ragazzi e a loro non interessa che io sia una donna. Loro non sono scettici. Sono gli adulti a non fidarsi, perché una donna è un valore aggiunto, porta idee nuove, punti di vista diversi. Allora lavoriamo sui giovani, inserendo sempre più donne in qualsiasi ruolo nel calcio maschile. Mi chiedono se entro nello spogliatoio dei miei ragazzi, ma a Cabrini qualcuno ha mai chiesto se entrava nello spogliatoio delle azzurre? Siamo in cammino, tra pregiudizio e resistenze. Per vincere lo scetticismo dobbiamo fare leva sui media. Io credo che ancora non ci sia un vero interesse da parte delle squadre professionistiche. E sì, a questo punto serve l’intervento del Ministero».
LANDI (psicologa, responsabile dei Centri Territoriali Federali ): «I pregiudizi sono lenti a morire. Io sono a contatto con gli under 15, chiedono competenza e vicinanza. Le ragazze non sopportano che si abbassi il ritmo e la forza degli allenamenti per adeguarli a loro. Vogliono lavorare duramente ed essere considerate atlete. Per questo un allenatore deve conoscere profondamente anche come funziona il corpo di una donna. Bisogna fare formazione. I Centri Federali Territoriali sono un progetto importante. Vogliamo valorizzare le differenze per l’inclusione, per creare una cultura che trasformi il pregiudizio in qualcosa di positivo e costruttivo».
MENCUCCI (presidente Fiorentina Women’s): «L’interesse è fondamentale per andare oltre ai pregiudizi rimasti. Ma siamo arrivati a un punto in cui serve più visibilità possibile: io sono riuscito a portare 8000 persone al Franchi e oggi ho più facilità a trovare sponsor. Nel giro di alcuni anni tutte le società di Serie A devono avere un settore femminile. Bisogna dare una scadenza. E visto che come maschile ci “spartiamo” un miliardo di euro, perché non destinarne una quota al femminile? Noi come Fiorentina abbiamo per la maschile un budget di 100 milioni, mentre la femminile ha avuto un totale di 800mila euro di cui 550 portati dagli sponsor. Se lo possono permettere tutti i grandi club. Dove non c’è un titolo da acquisire si può pensare a una wild card per la A. Il terreno è fertile e va coltivato adesso. Io sono contento di essermi dedicato al calcio femminile, lo faccio con grande passione. Mi fa tornare indietro nel tempo, al bello del calcio, quello vero».
GAMA (difensore della Juventus e della Nazionale, consigliere federale e presidente Commissione sviluppo e promozione del calcio femminile): «La Uefa da qualche anno sta puntando molto su calcio femminile. Ha promosso la campagna “Together #WePlayStrong”, che coinvolge sempre più ragazze. A 12 anni le ragazzine abbandonano ed è lì che bisogna intervenire. Il messaggio da trasmettere è che il calcio è cool. Questo è l’anno zero per noi: credo che le cose cambieranno in fretta e che possa esserci un cambiamento di tutto il sistema».
MORGANA (delegato al Dipartimento del calcio femminile): «Il nostro slogan è “Il coraggio dell’uguaglianza”: dare alle donne le stesse opportunità degli uomini. La Lega Dilettanti deve continuare a occuparsi di donne in contesti diversi. Bisogna portare il calcio nelle scuole. La questione culturale ormai è superata: oggi sono tutti convinti che il calcio faccia bene alle donne così come agli uomini. La strada è quella giusta, bisogna trovare però anche le strutture, che soprattutto al Sud mancano».
GASPARRI (esperto di calcio): «Uscirà in primavera il libro che ho scritto con Michele Uva sulla storia e l’evoluzione del calcio femminile. Abbiamo smontato falsi miti. Il calcio femminile è un tema globale. Ovunque ha trovato ostacoli per affermarsi. E’ partito dai paesi scandinavi e dagli Usa, perché lì era meno forte la tradizione maschile. E va visto in prospettiva».?
MONTEmURRO (presidente Divisione Calcio a 5): «Noi siamo in forte crescita e stiamo cercando un’altra connotazione, di calcio indoor. Il femminile è in ascesa, siamo arrivati a diecimila tesserate. Io credo che il calcio a cinque possa fare da volano per il calcio a 11, che sia propedeutico. Sarà importante fare sinergia».