Sacchi-Sarri. Il primo ha trasformato la mentalità del calcio italiano, ma è stato capace di farlo con una squadra di campioni, prendendo il meglio che il mercato nazionale e internazionale proponesse in quel momento. Il secondo ha sicuramente un’ottima squadra, di alto profilo, ma con tanti giocatori che grazie a lui sono cresciuti o si sono rigenerati anche individualmente. È stato lui a far crescere Hysaj, è stato lui a recuperare Albiol, è stato lui a valorizzare i baby del centrocampo, a cominciare da Zielinski, è stato lui a condurre alla completa e massima maturazione Insigne, è stato lui a inventare Mertens nel nuovo ruolo…Insomma, se una carriera e un lavoro non si giudicano soltanto dalla bacheca, già oggi, Sarri merita di essere considerato un grandissimo, forse anche più di Sacchi che ha avuto le migliori risorse del mondo a disposizione. Per questo tra Sacchi-Sarri, tra il maestro e l’allievo, l’allievo si fa preferire. In campionato, alle spalle della coppia di testa e dell’Inter, fermatasi con il Bologna, si è affacciato il Milan che adesso è atteso da un trittico forse significativo, la Roma che ha cambiato guida tecnica e una serie di giocatori, in tutti i reparti, dal portiere agli attaccanti. Certo, come per tante altre squadre sarebbe stato meglio – cosa che ha fatto solo il Napoli (e i risultati si vedono) – passare l’estate a lavorare invece di andare in giro per il mondo. Ma questo è un altro discorso. (CdS)