Come nell’89/90 sedici risultati utili…e fu scudetto

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C’è un filo azzurro che lega un Napoli (quello dell’anno scorso) a un altro (quello che muove verso l’Olimpico). Poi, c’è la Storia con la maiuscola, perché stavolta, in questi sedici risultati consecutivi in campionato c’è il senso autentico di una impresa, che può cancellare il passato. C’è un silenzio nel quale calarsi per vivere e riflettere alla vigilia d’una sfida che pesa. E tra un pensiero e l’altro, ripensandoci, c’è quasi un secolo di calcio napoletano che può essere stritolato, tra numeri che sanno di gigantismo. Quando tutto è (ri)cominciato, immediatamente dopo i due ceffoni rimediati nel febbraio scorso dall’Atalanta, si giocava all’Olimpico, che è un po’ il palcoscenico delle imprese (le finali di Coppa Italia, per dirne un paio): fu l’inizio di un’avventura che va avanti sontuosamente, tra vittorie che si accumulano e sensazioni che stordiscono.

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SCUDETTO. La prima volta, e sembra passato un Secolo, fu scudetto: stagione 1989-90, sedici partite una dietro l’altra senza mai scoprire l’amarezza della sconfitta, che andarono ad aggiungersi alle due della stagione precedente. Poi c’è voluto altro, per esempio sempre Maurizio Sarri, che è arrivato comunque a diciotto, ma mischiando la serie A con l’Europa League, dunque su un terreno ampio e vario, con coefficienti di difficoltà variabili.

 SENTENZA. La serie A sa di uniformità, anche transitando da una stagione all’altra, e il Napoli che è arrivato terzo ha infilato una striscia imponente, utile per guadagnare i preliminari di Champions, ma anche per conquistare uno status da grande: per ora sono sedici gare utili, ne mancano due per riuscire a eguagliare quella squadra che poi andò a conquistare il trono. Però stavolta, a differenza di quell’epoca, ci sono una serie di successi impressionanti: il Napoli di Albertino Bigon fu un in grado di collezionare otto vittorie e altrettanti pareggi, questo di Sarri ha già messo assieme quattordici successi.
RICORSI. Ma anche quando il Napoli di trent’anni fa cadde, si giocava all’Olimpico di Roma: era pieno periodo natalizio, antivigilia di Capodanno, e i fuochi d’artificio furono della Lazio, che ne fece tre e sgretolò per una volta le certezze d’una squadra capace poi di rialzarsi. Si è ancora là, e sembra che magicamente il tempo si sia fermato, o che banalmente il destino abbia voluto metterci del suo: il Napoli va al suo primo autentico esame (interno) per capire, una volta di più, quali siano le sue prospettive e dove sia possibile arrivare anche con l’immaginazione. L’aspetta un’avversaria che ha contenuti ovunque, che è reduce da una vittoria autorevole e anche autoritaria, che ha un centravanti capace di far male ma, in assoluto, una organizzazione con cui andarsi a confrontare. In panchina, Simone Inzaghi si sta confermando come uno dei migliori giovani allenatore italiani. Nonostante partenze importanti, la squadra biancoceleste, dopo aver conquistato la Supercoppa, ha iniziato con il piede giusto anche il campionato.

SCARAMANZIA. Il diciassettesimo porta male: capitò anche a Walter Mazzari di riuscire ad avvicinare Bigon, nella sua prima annata partenopea, ma alla sedicesima il suo Napoli inciampò a Udine, in una gara «macchiata» da una svista abbastanza clamorosa dell’arbitro che, coincidenza così vuole, era proprio Damato, e segnata da una doppietta griffata Di Natale che nel finale di gara confeziona la beffa ai danni degli azzurri. Ma il Napoli di oggi va inseguendo il Napoli di ieri, quello di Maradona: lo farà (presumibilmente) con i titolarissimi, quelli che offrono maggiori garanzie, forse persino quelle di avvicinare il record.

Fonte: CdS

 

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