E’ bastata una sconfitta con lo Shakhtar in Champions ed il carro dei vincitori si svuota

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È bastata una sconfitta, mercoledì sera all’esordio di Champions in casa dello Shaktar, per svuotare il carro dei vincitori, guidato da Maurizio Sarri. È bastata una sconfitta per far venire meno tutte le certezze che la squadra azzurra aveva dato ai suoi tifosi ed anche a svariati opinionisti. Di ritorno dall’Ucraina, il Napoli si è ritrovato non solo con una partenza ad handicap nel girone di Champions, ma anche relegato nel limbo delle squadre mediocri e, con la squadra, anche il suo allenatore. Sebbene alcuni errori siano stati indubbiamente commessi, questa virata umorale sembra più il capriccio di una tifoseria che, essa sì, aveva perso in maniera evidentemente eccessiva, il contatto con la realtà. Tra le note negative della serata di coppa, non ritengo giusto includere il turn over fatto dal tecnico nativo di Bagnoli, bensì l’approccio svogliato e confuso che la squadra ha avuto rispetto alla partita. La rotazione degli uomini a disposizione è giusta e sacrosanta e chi afferma il contrario, ha memoria corta, dimenticando che lo stesso Sarri fu oggetto di critiche, al suo primo anno a Napoli, perché faceva giocare sempre i soliti calciatori. Sarebbe opportuno, di contro, trarre le possibili indicazioni che le scelte del turnover sono in grado di fornire. Se è vero, come è vero, che Allan, Jorginho e Mertens sono gli azzurri più in forma, il fatto che siano partiti dalla panchina la dice lunga su quale sia la scala di priorità del Napoli. Mai rinunciare a priori ad una competizione, questo è vero, tuttavia la squadra partenopea ha Mertens gologgettivamente zero possibilità di recitare un ruolo da protagonista assoluto. In campionato, viceversa, il discorso cambia radicalmente e questo, il tecnico di Figline, sembra averlo capito molto bene. Tornando a Shaktar-Napoli, questa volta l’ultima mezz’ora non è bastata agli azzurri per raddrizzare una partita nata sotto una cattiva stella. Una cattiva stella con le sembianze degli errori individuali di alcuni difensori, di qualche mediano e di Pepe Reina. La nota negativa in assoluto è la lentezza della manovra che ha reso le giocate della squadra prevedibili e facili da arginare. In particolare, la manovra d’attacco è sembrata involuta poiché Milik non ha saputo dare quel movimento al centro che viceversa riesce bene a Mertens. Non è un caso se il rigore che ha riaperto la partita sia stato provocato proprio dal folletto belga. Hamsik continua a girare a vuoto ma ripeto quanto già detto qualche tempo fa: ha solo bisogno di tempo e non è una novità. Tra le pochissime indicazioni positive c’è la variante tattica utilizzata da Sarri per cercare di rimontare il doppio svantaggio e, in particolare, il ruolo di Insigne nel quattroduetreuno. Il Magnifico, sebbene non abbia inciso con un gol, è apparso ispirato e a suo agio nel ruolo di fantasista. Non è una novità, poiché la migliore qualità del talento di Frattamaggiore è proprio l’imprevedibilità delle sue giocate. Se è ingiusto creare allarmismo e infondere disfattismo, è altrettanto opportuno ragionare sugli errori commessi, per evitare che lo spiacevole scivolone di Champions abbia assurde ripercussioni in campionato. Chiosa finale utilizzata per lanciare un auspicio ed un invito a coloro che ci governano. Cari signori, voi che state manifestando grande sensibilità verso i fantasmi del passato, in particolare sul tema della discriminazione e del razzismo, affrontate e risolvete anche gli episodi che si verificano in moltissimi stadi italiani e dei quali Napoli è la vittima. Mi permetto un suggerimento: invocare il Vesuvio non è goliardia ma un gesto razzista di vergognosa discriminazione.

Factory della Comunicazione

A cura di Riccardo Muni

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