Mertens. Non c’era dall’ inizio, ma il suo nome rimbombava in quel di Charkiv. Molti allenatori d’antica scuola predicano che nel caso di tre partite assai ravvicinate è alla terza che bisogna fare i cambi. Lui, il signor Sarri, ha mischiato le carte alla seconda. Scelta legittima, ma che non ha pagato. Però pensare che sia stata questa – o solo questa – la ragione di tanta mestizia in Ucraina sarebbe ingiusto e fuorviante. Nossignori. La verità, se c’è una verità, è che la Champions non è il campionato e che lo Shaktar è assai più dell’Atalanta e del Bologna d’oggi messi assieme. E se vogliamo proprio dirla tutta: è che questo Napoli, soprattutto senza Mertens, in attacco ha poco o nulla del Napoli dell’ultima stagione e se poi perde anche il suo palleggio incantatore i guai diventano assai seri. In campionato e in coppa anche di più. Dunque, ora è ufficiale, c’è qualcosa che no va. Nelle ultime partite in verità l’allarme era scattato, ma come spesso accade le musiche che accompagnano i successi nascondono i difetti e annacquano le preoccupazioni. E invece no. Questo Napoli ambizioso ha l’obbligo di capire e far capire che cosa sta accadendo. Senza avvilimenti o, peggio ancora, caccia alle streghe e agli stregoni. Però con onestà verso se stessi e verso tutti. Solo così la notte d’Ucraina si potrà raccontare come un accidente e basta. Altrimenti?