Con la Dea è meglio andarci piano. Per tradizione. Atalanta non era, nella mitologia greca, una dea ma un’eroina bravissima nel tiro e nella corsa. Il Napoli e Sarri lo sanno bene che la squadra nerazzurra, avversaria domenica prossima al San Paolo, va trattata con cura. Giampiero Gasperini è l’ultimo che in Italia ha fermato il Napoli, lo scorso 24 febbraio. L’Atalanta è l’unica ad aver battuto gli azzurri nelle ultime 28 partite di serie A. A colpi di risultati, Gasp ha regalato ai bergamaschi l’Europa che mancava dai bei tempi di Mondonico. Allora l’uomo-simbolo era il gigante Stromberg, adesso è il piccoletto Gomez. Ma la vera forza è la qualità e solidità del gioco.
Gasperini, visto il Napoli contro il Nizza? «Lo hanno visto tutti. Ha dominato, ha dato spettacolo contro un avversario per nulla malleabile. Ma è stata la prova degli azzurri a rendere il preliminare una passeggiata. Il Napoli è una grande squadra».
Preoccupato?
«Non si vedono in giro tante belle realtà come quella azzurra, non sono tante le squadre solide come il Napoli che aggrediscono gli avversari con continuità e che non rinunciano mai al gioco».
Cosa teme di più della partita di domenica?
«Affronto una squadra in forma. Una squadre che da mesi ha un rendimento straordinario, che ha fatto più punti di tutti nel girone di ritorno e che ha iniziato la stagione esattamente come l’ha conclusa. Non so neppure quando ha perso l’ultima volta».
Glielo dico io: contro di lei, a febbraio.
«Scherzo, lo sapevo. Ma nelle ultime 27 partite in serie A hanno avuto solo quello stop, il che significa che hanno trovato la loro dimensione, la loro continuità, i loro meccanismi. Il che è sotto gli occhi di tutti».
Ma come si fa a fermare questa macchina così perfetta? «Con la fortuna… è solo casualità»
È diverso il Napoli di quest’anno rispetto a quello dello scorso campionato? «È assai simile a quello del girone di ritorno. Motivo per cui credo che il Napoli, con la Juventus, sia la squadra da battere in questo campionato».
Dunque, in prima fila?
«Questo è quasi banale da dirlo. Io aggiungo che la squadra di Sarri può anche far molto in Europa, perché ha una organizzazione che può esaltarsi in Champions. Credo che possa andare molto oltre gli ottavi dello scorso anno».
Anche l’Atalanta avrà l’Europa League. «Lo dico subito: la voglio onorare seriamente, non voglio fare come tanti altri che fanno di tutto per conquistarla e poi schierano le riserve. Voglio divertirmi quest’anno in Europa e non vedo l’ora di conoscere le avversarie del girone».
In Italia è una coppa che abbiamo sempre considerato di serie B. «Ed è stato un errore. Perché comunque rappresentiamo il nostro Paese. Non credo sia giusto maltrattarla. Io non lo farò. Voglio fare bella figura».
E in campionato?
«Contro la Roma siamo stati imprecisi in attacco e qualche rimpianto per la sconfitta ce l’ho».
Spinazzola resterà alla fine? «Pare proprio sì, però finché non arriva il 31 agosto non si può dire».
Ma questo mercato che non finisce mai? «Odio il mercato aperto per così tanto tempo. Ma lo dicono tutti. È una cosa orribile e incomprensibile che si parli di trasferimenti con il campionato iniziato. Bisogna spostare le date, anche la sessione invernale non ha ragione di esistere».
Le partenze di Kessie, Conti hanno ridimensionato le ambizioni dell’Atalanta? «Certo. E non di poco. Alcune erano preventivate, perché è logico che un club come il nostro debba vendere i giovani più bravi, ma altri no. Ed è un peccato. Perché fosse rimasto chi doveva rimanere, sono convinto che avremmo potuto ripetere il cammino della stagione passata».
Perché queste giovani generazioni sono così attratte dai soldi e non pensano anche al posto migliore dove crescere?
«Perché i grandi questo gli hanno insegnato, ovvero che i soldi sono la cosa più importante. Io, per esempio, ho parlato a Spinazzola, gli ho detto che alla sua età quello che conta è giocare e che anche alla Juventus avrebbero apprezzato di più una scelta del genere. Non è semplice capirlo».
L’ultima moda è quella di rifiutarsi di allenare… «Una cosa insopportabile, in alcuni casi sembrano dei ricatti e non si possono accettare. È comprensibile che un giocatore voglia andare in una grande squadra ma c’è modo e modo… e poi bisogna ricordarsi da dove si viene, da dove si era l’anno prima. Sempre».
Con la Roma cosa non ha funzionato? «Non abbiamo segnato. Era una partita alla nostra portata. È stato un peccato aver giocato in quella maniera e perdere».
È tutto nella mani di Papu Gomez? «È un giocatore importantissimo ma l’Atalanta non può essere nella mani di uno solo. Serve la solita organizzazione e stiamo lavorando per non perdere la nostra identità. Ci sono due tipi di squadre, quelle che aspettano e quelle che aggrediscono. Io voglio un’Atalanta che continui ad aggredire».
Le operazioni migliori di questo mercato? “Il Milan aveva la necessità di fare quello che ha fatto. E ha fatto i colpi più eclatanti, non solo Bonucci».
Il Napoli ha tenuto tutti, proprio come avrebbe voluto fare lei con l’Atalanta. «Non era facile rinforzarla. Condivido la scelta di consolidarla trattenendo i più forti, che pure avranno avuto delle richieste importanti».
Ha avuto Pavoletti al Genoa. Perché non è riuscito a sfondare? «Perché il Napoli non ne aveva bisogno. Aveva Mertens e Milik da recuperare e quando il polacco è tornato disponibile quei pochi spazi che c’erano sono spariti».
Il Var le piace? «Credo che qualche casino lo combinerà ma la strada è quella giusta e alla fine potrà aiutare gli arbitri. Ero scettico all’inizio ma adesso penso che possa andare bene».
Insigne resta tra i suoi preferiti? «È determinante in tutto, in attacco e in difesa. Partecipa a tutte le fasi del gioco, è completo come pochi in Italia. Può dare una grande mano anche alla Nazionale».
Quale giovane del vivaio dell’Atalanta si contenderanno le big nel prossimo mercato? «È cambiato qualcosa, abbiamo scelto una strada diversa, puntando sugli stranieri: ne sono arrivati otto da otto campionati diversi. Non era nei programmi ma sono state le dinamiche del mercato a far fare queste scelte».
L’Atalanta viene al San Paolo per provare a fermare il Napoli ancora una volta? «Sarà molto più difficile di sei mesi fa, perché ora il Napoli è un rullo compressore ed è persino più forte della squadra che siamo riusciti a battere a febbraio. Ma noi verremo lì per rompere le scatole».
Di sicuro, qualcosa in mente ce l’avra?
«Sì, se chiudo a chiave Sarri e i suoi ragazzi nello spogliatoio l’impresa potrebbe riuscirci meglio». E giù una risata.
La Redazione