Cragno chiude al Napoli?: “Nel mio ruolo serve continuità”

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L egge i romanzi di Ken Follett e preferisce passare una serata a fare i puzzle piuttosto che giocare alla PlayStation. Alessio Cragno sorprende in campo e fuori. Il miglior portiere della B, eletto dagli allenatori, va di corsa. Neppure il tempo di disfare le valigie e festeggiare la A conquistata col Benevento, la Polonia lo aspetta. All’Europeo Under 21 il titolare sarà Donnarumma. Un duello super, roba da Uomo Cragno.

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Come ha vissuto la promozione? «È stato pazzesco e forse non ci rendiamo neppure conto di cosa abbiamo fatto. A inizio anno era inimmaginabile, ma a Benevento ho scoperto una società molto organizzata e un grande presidente come Vigorito. Abbiamo scritto la storia».

Niente vacanze, da domani si aggrega all’Under 21 che punta a vincere l’Europeo. «Siamo un gruppo di grande talento, ma la nostra forza è l’unione che si è creata. Siamo amici fuori dal campo è il nostro segreto».

Lei è stato titolare fisso nelle qualificazioni, ma ora c’è Donnarumma. Pronto a duellare? «Una concorrenza del genere è solo da stimolo. Non mi sento né titolare né riserva, toccherà a Di Biagio scegliere e decidere».

A proposito di Ct: Ventura la stima e l’ha già convocata diverse volte. Ci spera nell’azzurro? «Un passo alla volta. La Nazionale è il massimo e già partecipare agli stage rappresenta un segnale importante. Ero in lizza anche per la convocazione prima dell’infortunio».

A chi si ispira? «Da bambino mi divertiva vedere Higuita, ma era un po’ pazzo. Come carattere e modello il riferimento è Casillas».

Lei è estroso quanto basta. Dicono che abbia il piedino caldo sulle punizioni. «Mi diverto a calciarle in allenamento. Tiro anche i rigori. Farlo pure in partita? Per il momento meglio di no…».

Sui social è poco attivo: come mai? «Sono riservato e non mi piace mettere in piazza la mia vita privata. Li uso il minimo indispensabile e sfrutto di più la tecnologia per studiare allenamenti e altri portieri. Ai social preferisco i puzzle da mille pezzi per rilassarmi».

La foto di lei insanguinato e bendato in testa è diventata virale. «Quella mi è piaciuta. Mi rappresenta molto: preferisco sanguinare o beccarmi una pallonata in piena faccia piuttosto che prendere gol».

Come è arrivato tra i pali? «Facevo nuoto, non mi piaceva. A 8 anni con gli amici mi sono iscritto alla scuola calcio. In porta? Il bambino che faceva il portiere aveva la febbre e, da ultimo arrivato, mi hanno messo lì. Non sono più uscito».

La seguono Napoli e Anderlecht, ma il cartellino è del Cagliari, che ha pure Rafael, e a Benevento vorrebbero trattenerla per farle fare il titolare in A. Meglio una big o il posto fisso? «Alle big è difficile dire no, ma nel mio ruolo serve continuità. Per crescere e migliorare ho bisogno di giocare».

Giusto. Sfatiamo un luogo comune calcistico. «Quello dell’ignoranza. Mi piace leggere e lo fanno tanti altri miei colleghi, eppure si dice che i calciatori pensano solo alla playstation e alle auto. Ultimo libro letto? Amo i romanzi storici: la trilogia di Novecento di Ken Follett, il mio preferito». A proposito di falsi miti: in Nazionale ha scelto il 17. Niente paura della sfortuna? «Gliel’ho detto, mi piace andare controcorrente. E poi non sono scaramantico».

 

Fonte: gasport

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