Radio 24 – Marco Bellinazzo: “Il Napoli ha una sola strada per restare con le grandi, altrimenti…”

Il giornalista del sole 24 ore: "Avere uno stadio di proprietà darebbe vantaggi, ma ci vogliono lauti investimenti"

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«Non Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, scrive di giustizia, lavoro e fisco. Ma la sua vera passione è lo sport. E infatti si occupa di economia sportiva e, in particolare, dei business che ruotano intorno al mondo del calcio. Ne parla ogni settimana a «Tempo di Sport» su Radio24 e in altre trasmissioni radiofoniche e televisive di cui è spesso ospite, oltre ad aver accuratamente illustrato la materia nel suo ultimo libro dal titolo assai eloquente: «I veri padroni del calcio» in cui teorizza come il calcio sia ormai «elemento essenziale della geopolitica, al pari di religione, petrolio, tecnologia e business finanziario». Su un punto, Marco Bellinazzo, napoletano della Sanità, quando parla degli affari legati alla squadra di casa sua, non ha dubbi: «Se il Napoli fino adesso è riuscito a stare nel gruppo di testa delle grandi, lo ha fatto per il suo valore tecnico e non certo per l’organizzazione della società, ma ben presto non riuscirà più a resistere agli attacchi di chi è più forte».
Tutta colpa di De Laurentiis, insomma.  «La questione è sempre quella dello stadio. Averne uno di proprietà, ma soprattutto di qualità, significa aumentare i ricavi del trenta per cento. Così il Napoli perde tra i dieci e i quindici milioni all’anno: prima o poi non sarà più in grado di competere con le grandi società italiane ed europee».
Eppure la squadra continua ad andare bene. «Certo, ma il vero business non è questo. Gli affari si fanno con i servizi collaterali, ragion per cui tutte le società stanno cercando di prendere possesso degli stadi. Con le dovute differenze, l’Arsenal da quando ha ricostruito completamente il suo, radendo al suolo quello precedente, incassa tra 120 e 130 milioni all’anno. Non dico che si debba competere con calibri del genere, vedi Madrid e Barcellona che vantano incassi annuali da oltre cento milioni, ma immaginare uno stadio che consenta almeno di raddoppiare gli introiti, questo sì, si potrebbe ottenere».
E per quale ragione il presidente De Laurentiis non crede in questo business potenziale? «È chiaro che fare un investimento sullo stadio significa tirare fuori un bel po’ di soldi e avviare una pianificazione quinquennale o addirittura decennale. Se il presidente non è interessato sarà perché probabilmente è intenzionato a vendere il Napoli di qui a poco».

Factory della Comunicazione

O forse perché gli mancano i fondi? «Questo sicuro. Non è un investimento che potrebbe affrontare da solo ma non credo che sarebbe difficile trovare dei partner disponibili a entrare nel business. Se non sei interessato a guardare a lungo termine, allora è molto più conveniente pagare un affitto per lo svolgimento delle partite e non sostenere costi ulteriori»

Così da liberarsi della società senza averci sta solo una bella squadra in campo se non si investe c’è la volontà di vendere» messo dentro troppi soldi. «Vendere al massimo grazie al risultato sportivo avendo speso il minimo. Un vero peccato perché si sarebbe potuta mettere su una bella operazione e invece si sono già persi tre o quattro anni di inutile diatriba con il Comune senza risolvere nulla. A quest’ora l’iter amministrativo per i lavori poteva essere già espletato mentre siamo ancora all’anno zero».

Eppure le altre società si stanno attrezzando. «Tutte. Adesso lasciamo perdere la Juventus che ha più di 500 dipendenti, e questo fa capire la grandezza di una società che ovviamente non si limita solo ai calciatori in campo, ma la Roma, ad esempio: nonostante i tanti problemi con il Comune è stata approvata la delibera che riconosce l’interesse pubblico del nuovo progetto di costruzione dello stadio. E l’Atalanta, che ha comprato lo stadio, la Fiorentina, il Bologna che ha già avviato le procedure per il restyling del Dall’Ara. Tutti consapevoli della necessità di aumentare i servizi e, dunque, il numero degli spettatori mentre il Napoli resta al palo e si indebolisce sempre più».

La Redazione

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