Dispetti e stoccate polemiche: due anni di gelo
Due personalità forti e diametralmente opposte sotto tutti i punti di vista quelle del sindaco Luigi de Magistris e del patron del Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis. Malgrado le incolmabili differenze, i due sono legati da un filo azzurro, il Napoli, che rappresenta Napoli nel mondo e che per i napoletani è una fede. Un filo che però li tiene uniti solo sotto il profilo del tifo, perché per il resto la cifra dei loro rapporti è che in sei anni i due non sono riusciti a mettersi d’accordo nemmeno sulla convenzione per la gestione del San Paolo.
Un feeling mai nato, basti pensare che prima ancora che de Magistris diventasse sindaco, siamo nel 2011, il patron fece l’endorsement per Gianni Lettieri in piena campagna elettorale. Per poi incontrare l’ex pm solo prima del ballottaggio. Del resto non c’era nulla di più naturale di un imprenditore che facesse il tifo per un suo collega. Un incidente apparentemente sanato. Ma è sullo stadio San Paolo – quando ormai de Magistris indossa la fascia tricolore – che le divisioni non sono mai state sanate, anzi si sono accentuate. Il sindaco promette uno stadio nuovo ai napoletani, siamo a inizio 2012, a nemmeno un anno del primo mandato. È il 3 maggio di quell’anno quando a Palazzo San Giacomo viene protocollato il primo concept per il nuovo stadio di Napoli, collocato nel cuore di uno dei quartieri storici, Ponticelli. Uno stadio a forma di conchiglia immaginato dalla Arup, leader mondiale del settore. Concept promosso da un gruppo imprenditoriale guidato da Maria Luisa Faraone Mennella, un progetto da 700 milioni, investimenti tutti a carico dei privati. Quando sembra davvero tutto fatto arriva il no di De Laurentiis netto, forte, chiaro e motivato. «La casa del Napoli è e sarà il San Paolo, assolutamente il San Paolo, saranno respinte le offerte delle altre cordate» tuona il patron. Abortisce il sogno del sindaco di mantenere la promessa di dare un nuovo stadio ai napoletani. La Mennella si ritira, del resto come avrebbe potuto creare reddito uno stadio senza gli azzurri? A quasi 5 anni di distanza si può dire che quello più che uno strappo è stata una frattura, che si può ricomporre ma i segni restano per sempre, e così è stato. È in quell’autunno del 2012 che si può inquadrare il precipitare dei rapporti tra sindaco e patron. Da quel giorno nulla è più come prima, il sindaco vira sul San Paolo – forte della volontà del presidente della Ssc Napoli – e cerca di capire se DLaurentiis sia intenzionato a investire su quell’impianto. Sono mesi difficili, perché le incomprensioni sono tante, si inizia a immaginare una nuova convenzione per la gestione dello stadio. In essere c’è ancora quella firmata dalla Iervolino nel 2005, scaduta e mai rinnovata da de Magistris e De Laurentiis. Un’altalena di incontri sempre più rari tra il burrascoso e la tregua armata. Capita così che il Comune sia nelle secche finanziarie e tocca a De Laurentis fare dei lavori come quelli dei tornelli. Faticosamente si arriva a un punto in cui il Comune chiede al patron un progetto per il San Paolo. Il presidente lo affida a Gino Zavanella che, tra le altre cose, ha progettato lo stadio della Juve. A luglio del 2015 la società lo presenta e lo protocolla in Comune. Zavanella concepisce un San Paolo senza pista di atletica, senza i settori di sotto del San Paolo e gli spalti molto più vicini al terreno di gioco, capienza di 41mila posti. Il Comune risponde a ottobre e boccia il progetto, chiedendo a De Laurentiis di adeguarlo secondo alcune prescrizioni: per il Comune i 14 milioni messi in campo dal patron sono pochi – ma De Laurentiis aveva chiarito che si trattava solo dell’inizio ed era in cerca di sponsor – inoltre la riduzione della capienza da 60.240 a 41mila posti non piace a Palazzo San Giacomo perché ritiene che si penalizzino le fasce deboli, quelle che vanno nelle curve. De Laurentiis non accetta le prescrizioni e non ripresenta il progetto. Il Comune allora decide di fare da solo – ed è l’ultimo strappo, siamo arrivati all’anno scorso – e contrae un mutuo con il Credito sportivo da 25 milioni. Il patron si defila. Probabilmente il mancato accordo sulla convenzione è figlio anche dell’iniziativa assunta dall’amministrazione. Cosa intende fare il Comune con questi 25 milioni? Sono 17 gli interventi programmati: al primo posto la «sostituzione della totalità dei sediolini». Poi «sistemazione e impermeabilizzazione delle gradinate», «sistemazione dei piazzali». E ancora la «messa in sicurezza delle carpenterie metalliche e delle bullonature» nonché «la messa in sicurezza della copertura esistente con integrazione analoga laddove necessario».
Fonte: Il Mattino