Trent’anni e ti riscopri goleador. Ed è la stessa vita di prima che stai vivendo o forse un’altra, fatto sta che in questa hai una prolificità da centravanti autentico ch’era ignota a chiunque, persino a te stesso. Dries Mertens, un «falso nueve» autentico e moderno, un artista capace di raschiare il fondo del talento per scovare qualità sommerse. Un genietto part-time divenuto un fenomeno paranormale, un talento assoluto che in sette mesi, manco fosse un rabdomante, ha avvertito il richiamo del gol ed ha triplicato (statisticamente) il proprio rendimento: c’era una volta un Mertens, e faceva l’ala, tutto dribbling e moine, lo spaccapartita da portare in panchina. Poi, quando il mercato e il destino intervengono prepotententemente, Sarri intuisce qualcosa, lui si toglie la tuta, butta via il passato e s’accorge d’essere molte, varie cose ancora: trentuno reti finora e quattordici assist, per chi una volta era un tornante o esterno offensivo o chiamatelo come vi pare, che in realtà soffocava il bomber ch’era in lui. E’ questa la vera vita di Mertens….