Belotti e Mertens, i due protagonisti della sfida decisiva dell’Olimpico di Torino, arrivano a questo bivio speciale della loro vita portandosi dietro storie diverse. Il Gallo è nato bomber, ha solo 23 anni e una clausola da 100 milioni per chi pensa di soffiarlo al Torino e al suo presidente Cairo; il belga bomber lo è diventato, per necessità e per intuizione del suo allenatore, Sarri.
Domenica pomeriggio, quando scenderanno in campo, si sfideranno a colpi di gol segnati in campionato: il granata è a quota 25 (più altri due in Coppa Italia), l’azzurro a quota 24 (30 in totale). Inseguono Dzeko a 27 reti e chissà se sognano davvero il titolo di re dei gol della serie A.
Belotti è in rampa di lancio: ha un pacchetto di sponsor che lo corteggiano e l’etichetta di erede di Graziani e Vieri. Mertens è un trentenne d’oro e ha dovuto faticare per uscire dall’ombra. Fino a ottobre scorso, prima del varo del falso nove, era etichettato come uno bravino nel fare gol. Ma ancora tutto da costruire. Ora la scena è cambiata. I due sono sullo stesso palcoscenico. Con gli stessi riflettori puntati addosso. La gara tra Torino e Napoli vive di questa supersfida stellare: il gioiello di Calcinate (la stessa cittadina dove è cresciuto Gabbiadini) arriva alla gara con il Napoli allo stesso livello dell’inatteso rivale. Ha segnato più gol in campionato (venticinque contro ventiquattro), ma ha servito meno assist (sei a nove) e non ha giocato la Champions da protagonista come invece ha fatto Mertens con il Napoli. di una squadra fatta da grandi artisti (24 gol su 81 in serie A portano la firma del belga: meno del 30 per cento), mentre Belotti è il terminale dell’attacco granata (25 gol su 65: ovvero quasi il 40 per cento). A 30 anni non può permettersi imbarazzi da debuttante: Mertens vuole il secondo posto e il secondo posto passa per la vittoria contro il Torino e Belotti.
Già, proprio due storie diverse. Belotti con il gol numero 25 segnato al Crotone si è iscritto nel club dei grandi d’Italia: dal 62 in poi solo Signori, Totti, Toni e Di Natale tra i bomber italiani hanno superato questa soglia.
Non segna da tre giornate, il Gallo, che sogna di battere il record di Valentino Mazzola che si è fermato a 29 reti con la maglia del Grande Torino. Mentre Mertens è scatenato: all’andata ha segnato ben 4 gol nella gara del San Paolo. E sogna la corona di capocannoniere: quella che detiene il Pipita Higuain.
Il duello tra prime punte tra Torino e Napoli sembra la sfida tra un predestinato, per l’appunto Belotti, e l’altro che si è fatto largo a spallate. Diversi, certo: ma domenica naso a naso, come Rocky e Ivan Drago, nella stessa locandina. Il ring è il secondo posto del Napoli, perché il Toro gioca solo per la gloria e per null’altro. Chi picchierà di più? Ivan Drago era gelido e biondo, Rocky Balboa bruno e passionale. I rivali devono essere diversi, come il Bene e il Male. Mertens è soprattutto tecnica, Belotti potenza (10 gol su 25 realizzati di testa). Il belga ricama, gioca in velocità, di fino, segna di destro e sinistro (una sola volta di testa: col Sassuolo); il bergamasco evoca l’irruenza di Graziani e il mestiere di Boninsegna in area.
Diversi, ma soprattutto completi. Mertens ha avuto una lunga gavetta, Belotti continua ad averla: entrambi sono il sogno di mezza Europa la prossima estate. Dries, però, prepara il rinnovo con il Napoli: resterà in azzurro fino al 2021 con un contratto da 4 milioni di euro e una clausola valida solo a partire dalla prossima estate; Andrea è blindato da un accordo con Cairo siglato da dicembre (1,5 milioni a stagione) e suggellato da quella clausola monstre da 100 milioni di euro.
La vera differenza è che Mertens è il faro
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