Vorrebbe provare a fare il cinico, Corrado Ferlaino, ma proprio non gli riesce. Se parla del “suo Napoli”, di quel giorno, di quella notte, delle emozioni, dello scudetto, non può proprio fingersi distaccato. Quella notte l’aveva sognata per una vita, valeva una vita. Lo disse a sua moglie, lo ha detto ai microfoni de Il Mattino:
Ingegnere parliamo dello scudetto. “Quello dell’anno prossimo?”.
Ma no. Il 10 maggio di trent’anni fa. “Fu un bagno di sangue”.
Ma come? “Pagai otto miliardi di lire di premio-scudetto, sedici miliardi lordi con tasse e contributi”.
Però quell’anno incassaste 19 miliardi lordi al botteghino, il Milan 15, l’Inter 12, la Juve 9. “Gli incassi dei miei tempi erano il quindici per cento delle entrate dei club di oggi. E pagavamo stipendi che erano il doppio degli incassi”.
Suvvia, un po’ di romanticismo. “La domenica della partita decisiva con la Fiorentina, penultima al San Paolo, dissi a mia moglie: questa giornata vale una vita. La sera me ne andai su una Cinquecento nei quartieri popolari. Andai a Forcella e fu una notte di sogno”.