E’ un Napoli che si può scomporre e rimodellare, ma il tridente, dei tre “piccoletti”, è imprescindibile
C’è un Napoli con Mertens centravanti, c’è un Napoli con Mertens esterno, c’è un Napoli persino senza Mertens: c’è un Napoli che, insomma, tatticamente si può scomporre, rimodellare, ricostruire ed è però, comunque, una squadra che in questo momento non può prescindere dall’uomo più ispirato, più prolifico, nella sua vastità tecnica più imprevedibile. Il Napoli-1, quello che ha scoperto di avere un centravanti modernissimo ed atipico, ha nel tridente la sua espressione più naturale: Callejon a destra, Insigne a sinistra e quello che si pensava fosse un “falso nueve” a danzare nel cuore dell’area di rigore altrui, da uscire dalle linee, a disegnare movimenti gioiosi. Il Napoli-2, quello che invece (ri)nasce a partita in corso, prevede la presenza di un ariete – Milik ora preferito a Pavoletti – con il ritocco pure alla disposizione, un sistema che riconduce a Benitez, dunque è stato memorizzato dagli interpreti, e che consegna invece a Mertens il ruolo di seconda punta, il partner che sta poco dietro al “bisonte” e che ondeggia con i suoi esterni di riferimento, e sono sempre Callejon e Insigne, alla ricerca degli spazi. C’è poi il Napoli-3 e, paradosso, è quell’impianto che ad agosto scorso ha cominciato la stagione, pensando di doverla attraversare completamente con le classici ali (il solito Callejon a destra, uno tra Insigne e Mertens a sinistra), un bomber fisico, esplosivo là in mezzo, per andare a chiudere sui traversoni o fungere (anche) da boa, da spaventastopper. E poi tutto è cambiato, per vari motivi: però la strategia, allo stato attuale, è ampia, ma anche tanto (e nettamente) dipendente dai tre piccoletti. E’ il marchio di fabbrica del secondo Napoli di Sarri.
Corriere dello Sport