L’approfondimento di R. Muni: “Tra circo e pagliacci”
Il calcio proposto dal tecnico nativo di Bagnoli non ha lasciato indifferenti gli esteti del pallone, è diventato un fenomeno oggetto di discussione e di attenzione da parte di molti addetti ai lavori, tanto da assumere il nome di sarrismo. Le due recenti partecipazioni europee, Europa League con il girone vinto a punteggio pieno la passata stagione ed il girone di Champions vinto quest’anno, hanno permesso alla squadra azzurra ed al suo allenatore di salire alla ribalta continentale e di farsi apprezzare per la qualità e l’intensità del gioco espresso. Domenica scorsa, gli azzurri hanno vinto surclassando la Lazio sotto tutti i punti di vista e lo ha fatto giocando un calcio spettacolare. Sebbene i complimenti si siano sprecati, a qualcuno il Napoli show, frutto dell’applicazione del sarrismo più ortodosso, deve essere rimasto indigesto. Caro Massimiliano Allegri, siamo d’accordo con te sul fatto che gli almanacchi ricorderanno i trofei vinti e non la qualità del gioco espresso. Tuttavia, separare i due aspetti, risultato e spettacolo, relegando quest’ultimo in ambito circense, è solo un’abile mossa per giustificare il non gioco della Juve, pure a costo di rinnegare quarant’anni di ricerca di calcio totale e spettacolare che spesso ha permesso di tagliare prestigiosi traguardi. Dall’Olanda di Cruyff, che ha fatto scuola pur non avendo vinto trofei, alla nazionale brasiliana, passando per allenatori quali Sacchi e Capello, fino ad arrivare al tiki taka del Barcellona di Guardiola, la storia del calcio è piena di casi di trofei vinti attraverso il bel gioco. Se si afferma che lo spettacolo è roba da circo, si rischia di fare la figura del pagliaccio ed anche la recente vittoria in Champions contro il Barcellona, sebbene legittimata da una partita perfetta della Juventus, è stata ottenuta con metodi spicci, senza badare agli estetismi del pallone. Sarà perchè il Napoli è qualcosa che va ben al di là della squadra di calcio ed i trofei vinti non sono l’unica ragione del tifo partenopeo, non riusciamo a comprendere la teoria del vincere ad ogni costo. Facendo contare solo la vittoria si svilisce il valore del calcio come sport esasperando il concetto che l’importante non è partecipare. Allegri, pur usando un’espressione poco felice, ha tuttavia ragione, sul fatto che per negli almanacchi verranno riportati solo i risultati ottenuti ed i trofei vinti. Napoli, il Napoli e la società di De Laurentiis non possono e non vogliono accontentarsi del bel gioco e dei complimenti. Per arrivare davanti a tutti le vie sono due: investire tanti soldi senza fare cassa con le plusvalenze eccellenti, accettando un rischio d’impresa calcolato (…ma sempre di rischio si tratterebbe…) oppure innestare nel telaio progettato da Maurizio Sarri altri elementi che abbiano nelle proprie corde le capacità giuste per recitare il sarrismo come si deve. In altre parole, se non si vince con i fuoriclasse si può arrivare davanti a tutti attraverso il gioco e l’organizzazione. Chi ricorda il Milan di Arrigo Sacchi, sa perfettamente che quella squadra arrivò fin sul tetto d’Europa attraverso il gioco e scoprì solo successivamente la caratura della gente che aveva in squadra. D’altronde non abbiamo noi stessi scoperto le enormi potenzialità di Mertens solo attraverso un certo tipo di gioco? Quindi, pur rispettando il modo di vincere di Allegri, riteniamo sgradevoli le sue esternazioni che, riferendosi al circo, rischiano di far fare al tecnico della Juventus la figura del pagliaccio. Nonostante la macchina mediatica continui a spingere Insigne e Mertens lontani da Napoli e lo stesso maestro Sarri alla corte di qualche big italiana (…ma siamo sicuri che la Roma sia così più big del Napoli?…), il progetto azzurro continua la sua fase di crescita. Nonostante la partenza di Higuaìn e l’infortunio occorso a Milik, il Napoli è riuscito a ritrovarsi, trovando modi alternativi per applicare i principi del sarrismo. Una nota al presidente va fatta: caro De Laurentiis, montare e smontare il giocattolo ogni anno non faciliterà il compito al suo allenatore, quindi trattenga i pezzi migliori e gliene affianchi degli altri…pochi acquisti ma mirati, la qualità prima della quantità. Chiosa finale sull’attentato di Dortmund di fronte al quale lo showbiz del calcio ha deciso giustamente di fermarsi. È superfluo esprimere sdegno e rammarico per l’accaduto. Preferiamo esaltare l’umanità che si è vista tra i tifosi tedeschi e quelli francesi.
Riccardo Muni