D. Rossi ai microfoni de Il Mattino: “Tre top, il metodo Sarri ed il Napoli sarà ancora più su”
La «grande bellezza» del calcio di Sarri e il «risultato è l’unica cosa che conta» dello Juventus-style, nobilitato di tanto in tanto da prestazioni-monstre come quella col Barcellona. Due filosofie opposte, almeno sulla carta e al centro la medesima necessità, vincere. «Farlo giocando bene è l’ideale, ogni estremismo da un lato e dall’altro è sbagliato». Parole e musica di Delio Rossi.
Lei è dalla parte del calcio spettacolo o del risultato a ogni costo?
«L’estetica nel calcio ha il suo valore, ma se non si ottengono risultati non è più sport da competizione. Sono due modi di interpretare il calcio e anche due maniere diverse di essere allenatore. Da una parte, con Sarri, c’è un’organizzazione ferrea, automatizzata e schematica ma molto piacevole, dove tuttavia certi giocatori funzionano meglio rispetto ad altri. Dall’altra parte bisogna solo dare un’infarinatura ad una squadra composta da grandi campioni».
Rossi da che parte sta?
«È ovvio che mi sento più vicino al modo di vedere il calcio di Sarri. Nell’organizzazione e nell’identità del Napoli si vede di più la mano dell’allenatore del Napoli rispetto a quello che accade nella Juve. Non è un caso che io abbia votato Sarri alla Panchina d’oro».
Ha dunque ragione il tecnico del Napoli a voler perseverare nella strada del bel gioco.
«È giusto che un allenatore porti avanti la sua filosofia. Deve andare avanti per la sua strada, se sorretto dalla società e se i propri calciatori, come sta accadendo, credono in lui. In ogni caso lo spettacolo fine a se stesso non ha senso: il calcio è uno sport e, se giochi bene, hai semplicemente più possibilità di vincere. Il concetto fondamentale è questo».
Per fissare nel tempo il Napoli di Sarri occorre obbligatoriamente una vittoria?
«Non è mica detto. Non si ricorda sempre chi ha accumulato titoli. Per esempio, non si dimenticano i team che hanno lasciato un segno: spesso si cita Zeman che non ha vinto tanto, si ricorda l’Olanda di Crujff che non vinse il Mondiale o il Milan di Sacchi che ha coniugato il bel gioco ai risultati. La verità è che gli estremismi sono sempre sbagliati, bisogna trovare il giusto equilibrio tra gioco piacevole e ricerca del risultato».
Quindi chi ha ragione tra Allegri e Sarri?
«Non credo nella contrapposizione tra le scuole di pensiero. Tutti e due probabilmente. Il primo fa bene ad allenare la Juve in quella maniera e del resto ottiene grandi risultati e splendide prestazioni come quella vista col Barcellona. Sarri parimenti segue legittimamente la sua strada».
Lei da allievo di Zeman e fautore del 4-3-3 è poi diventato meno integralista.
«Semplicemente perché gli allenatori devono portare avanti innanzitutto i programmi della società e non solo il nostro modo di fare calcio. Ho cambiato modulo in base alle caratteristiche dei calciatori: per me vengono prima loro e poi i moduli».
Cosa deve fare il Napoli per diventare anche vincente?
«Deve continuare sulla strada tracciata da Sarri, migliorando ulteriormente l’organico: ci sono attualmente due-tre giocatori che sono funzionali al sistema di gioco ma non sono il top per vincere».
Dovrebbe anche sporcarsi in qualche partita?
«Non credo. Altri allenatori senza un certo Higuain, ovvero senza un calciatore da 36 gol in una stagione, si sarebbero messi le mani nei capelli. E invece lui ha confermato i punti della scorsa stagione e ha trovato un altro attaccante da 20 gol, cosa volere di più?».
Fonte: Il Mattino