Chi ha incrociato Higuain all’arrivo nell’hotel, lo ha tovato sorridente e sereno. Chissà il tumulto che vive, invece. Se n’è andato da Napoli questa estate con l’aria del presuntuoso: «Vado perché voglio vincere», ha detto. E qui hanno reagito con sdegno: è un traditore, un ingrato.
Il bus della Juve è quasi anonimo, senza scritte ai lati: ma vista l’imponente scorta che lo segue o lo precede di blindati della polizia e dei carabinieri, impossibile che passi inosservato. Sono quasi 120 gli uomini delle forze dell’ordine, ben coordinate dal questore Antonio De Iesu, che hanno il compito di garantire la sicurezza a Higuain e al resto della Juventus. Insomma, nessuno si è disturbato per andarlo a contestare. Come era prevedibile.
Napoli-Juve a causa del Pipita diventa la partita con più implicazioni sentimentali. La scelta di Higuain brucia ancora e continua a far infuriare i tifosi azzurri per la scelta di andare dagli eterni rivali, in una squadra dove la responsabilità andava suddivisa, non sopportata.
Traditore, lo ha chiamato De Laurentiis. E il popolo azzurro è quasi tutto col presidente: Gonzalo è un infedele, un rinnegato. Per quanto possa sembrare anacronistico in questo calcio globalizzato, con pochi valori e nessuna barriera, le bandiere vanno ancora di moda. Inutile ricordare che il tradimento, dai tempi di Adamo ed Eva, è il motore della storia. E poco importa si di traditori è piena la storia del calcio. Da Luis Figo che era il giocatore più amato del Camp Nou prima di passare al Real. Così, al primo Barcellona-Real Madrid, l’accoglienza fu esagerata: mentre batteva un corner, Figo fu raggiunto addirittura dalla testa di un maiale, scagliata dalle tribune. Traditore memorabile anche Roberto Baggio che nel 1990 passò per 18 miliardi dalla Fiorentina proprio alla Juventus: nell’aprile del 1991, rifiutò di calciare un rigore in Fiorentina-Juventus. Farebbe lo stesso anche Higuain.
Fonte: Il Mattino