Scandalo Collana – Lo stadio vomerese ancora chiuso boom di disdette, la Carpisa perde 100 tesserati. 7mila senza sport
Protesta Flash mob per chiedere la riapertura ma si potrebbe slittare a settembre
«Tutti intorno al capezzale di un malato molto grave anzi già qualcuno ha detto che il malato è quasi morto». Non c’è bisogno di scomodare Edoardo Bennato e il suo «Dotti medici e sapienti» per capire che, mentre si discute del Collana e del suo futuro, l’impianto sta morendo, giorno dopo giorno, tra le polemiche, i rimbalzi di responsabilità, un quartiere che teme fortemente di vedere il suo stadio per lo sport sul triste cammino che ha già fatto il Mario Argento, monumento al degrado dell’impiantistica sportiva napoletana. Settemila sportivi interessati che vogliono rimanere sul territorio e che, nonostante le società sportive che operavano nella struttura abbiano anche individuato altri impianti ove svolgere l’attività, non vogliono seguire tecnici e allenatori. Su duecento tesserati la Carpisa Yamamay ne ha perso un centinaio negli ultimi tempi. Nonostante i successi della formazione Primavera femminile, prima squadra del Sud in finale del torneo Arco di Trento, questa settimana è stata ritirata dal campionato la squadra Allievi (14 e 15 anni), dopo che già da alcune settimane non si allenavano più le formazioni pulcini e piccoli amici, cinquanta bambini dai sei ai dieci anni. «È una stagione stregata spiega il dg, Italo Palmieri -. La chiusura del Collana è stata devastante per la città e in particolare per la nostra società. Le squadre femminili non hanno mai potuto utilizzarlo, ma anche la scuola calcio nel tempo sta subendo le conseguenze della chiusura della struttura. Abbiamo dovuto ritirare la squadra Allievi dal campionato Figc, ma già da alcune settimane i nostri atleti più piccoli, bambini di 8-9 anni, non possono più svolgere attività. Parliamo di cento bambini che vedono negato il loro diritto allo sport». E sulle saracinesche dell’impianto chiuso, a cinquanta giorni dalla decisione sono apparsi dei cartelli: «Non mi interessano i vostri perché oggi sono #50 senza te» e l’hashtag #Collana libero. Un flash mob organizzato dai verdi e da madri e padri dei bambini che frequentano, o meglio, frequentavano l’impianto quotidianamente. «L’idea è quella di fare la goccia cinese spiega Rino Nasti, uno degli organizzatori assieme al consigliere comunale Marco Gaudini e ai coordinatori Matteo Di Bello e Fabio Procaccini fare in modo che quotidianamente si ricordi la vergogna che stiamo vivendo. Tra l’altro non capisco perché la Regione abbia chiuso tutto l’impianto per la messa in sicurezza quando alcune parti come ad esempio la palestra di scherma sono perfettamente agibili». E ancora. «Nei prossimi giorni stiamo organizzando una grossa manifestazione che coinvolga tutto il quartiere – continua Palmieri – personalmente proporrò una grande marcia che giri per tutte le strade collinari perché il Collana non deve fare la fine del Mario Argento». La situazione è ferma al 13 febbraio, proprio il giorno della consegna delle chiavi dell’impianto al Consorzio vincitore la gara regionale, quando esce la sentenza con le motivazioni del Consiglio di Stato che di fatto accoglie in toto il ricorso della Giano S.r.l., escludendo l’Ati Collana Sport Center dalla gara, e di fatto annullando il bando nella sua totalità. A fine mese l’avvocatura della Regione invia una istanza al Consiglio di Stato, nella quale chiede chiarimenti sulla sentenza e sulla eventuale aggiudicazione della gara. «E stiamo ancora aspettando conclude Palmieri – Se tutto va bene la Regione incaricherà l’Agenzia regionale per le Universiadi di indire il bando per i lavori di messa in sicurezza dell’impianto. E quindi passeranno almeno un paio di mesi. Diciamo che l’attività potrebbe riprendere a settembre ma senza sapere chi gestirà l’impianto». Tra le strade possibili la revocazione della sentenza, l’aggiudicazione alla Giano oppure una nuova gara. Il tutto con lo sport bloccato e lo spettro del «Mario Argento» dietro l’angolo.
Gianluca Agata (Il Mattino)