Perchè non diamo all’arbitro Mariani la semifinale di Coppa Italia?
Si potrebbe ironicamente suggerire al designatore Messina di affidare all’arbitro Mariani la seconda semifinale di Coppa Italia Napoli-Juve visto che ha assegnato due rigori dopo due falli commessi nell’area del Crotone, al contrario di quanto fece il più esperto Valeri a Torino. Ma il discorso sui rigori e sugli arbitri è molto più serio e ci si augura – senza troppa convinzione – che il governo federale, nuovamente assegnato a Tavecchio, lavori per assicurare uniformità di giudizio e analoghe letture del regolamento, evitando che vi siano strascichi di durissime polemiche, come quelle aperte da Inter, Napoli e Milan – tre top club – dopo le partite perse a Torino. Non sono tutti pazzi, come ha detto con ironia Sarri alla vigilia della partita. È grave che si verifichino reazioni come quella dei rossoneri negli spogliatoi dello Stadium, denunciata dalla Juve, ma è legittimo che presidenti che investono milioni e allenatori e giocatori che quotidianamente lavorano per centrare gli obiettivi alzino la voce in presenza di torti, come quelli dei rigori nella prima semifinale di Coppa Italia. Buona la risposta del Napoli dopo l’eliminazione dalla Champions. Non vi è stato un contraccolpo psicologico, anche se il tasso tecnico dell’avversario non era elevato: da tempo il Crotone ha bruciato le speranze di restare in serie A. C’è stato, piuttosto, un problema tattico perché Sarri, giustamente, ha dato spazio alle risorse della panchina nella gara coi calabresi e in attacco ha proposto Pavoletti, che non ha mostrato particolari progressi rispetto all’ultima prestazione da titolare a Verona. L’ex genoano gioca da centravanti-boa e cerca di aprire spazi agli esterni, però spesso i suoi appoggi sono corti ed errati, dunque preda dei difensori avversari. Poco incisivo sotto porta, Pavoletti non sfrutta ancora la sua prestanza fisica. Non è il caso di istruire processi, ha ragione De Laurentiis quando chiede tempo (peraltro c’è anche Milik a disposizione). Ma, finché c’è stato Pavoletti in campo, l’attaccante più pericoloso è stato l’ottimo Insigne, poi è cambiata la consistenza della manovra offensiva quando è entrato Mertens sull’1-0. Si è rivisto il Napoli che il tecnico ha modellato – benissimo – dopo l’infortunio di Milik, quel tridente leggero (Giaccherini ha dato il cambio a Insigne a 20′ dalla fine: Lorenzo meritava la standing ovation). È chiaro che l’uno-due di Mertens e Insigne in 5′ ha chiuso la partita, tuttavia quei tre là davanti hanno continuato a correre, a pressare e a dare spettacolo. Avevano dentro la voglia di spaccare il mondo, pure sul 3-0, per scaricare la rabbia accumulata dopo la sconfitta contro il Real. È stato bello, alla fine, vedere gli azzurri e i tifosi – 45mila: un segnale di grande attaccamento – festeggiare. La Champions, con le sue illusioni e le sue amarezze, è alle spalle: adesso vi sono altre sfide da vincere aspettando un nuovo cedimento della Roma, che dopo una fase nera ha vinto a Palermo. Dopo Empoli, la Juve -a cui vanno riconosciuti i meriti per i risultati ottenuti finora in Italia e in Europa giocherà due volte a Fuorigrotta e il San Paolo è pronto a dare una spinta fortissima alla squadra in cui il tridente leggero (ma si può ancora chiamarlo così dopo ben 63 gol segnati in assenza di Milik?) resta la migliore arma.
Fonte: Il Mattino