Corr. Sera – “La breve distanza mano-pallone è una nuova forma di sudditanza”

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Il rigore di Juve-Milan ha provocato critiche per l’arbitro Massa: nel corso della gara il fischietto è apparso a disagio per il tasso elevato di difficoltà e per la scarsa efficacia delle ammonizioni. Una prestazione modesta con dubbi sul contatto Dybala-Zapata. Poi, all’ultimo secondo, l’inferno. Il pallone parte dal piede di Lichtsteiner, sbatte sul braccio sinistro di De Sciglio a meno di due metri: De Sciglio e il braccio ruotano in senso antiorario come a sottrarsi al giudizio. Se il braccio fosse rimasto sulla traiettoria, per fermare il pallone, doveva essere rigido per opporsi alla forza del tiro. Probabile fallo involontario il primo e volontario il secondo: scelta ardua comunque. Massa è lontano, Doveri è molto vicino, troppo, e forse non coglie la debolezza del braccio. Entrambi non valutano che la distanza tra i due calciatori, ridotta, poteva portare all’assoluzione: è la regola che ha spesso governato questi casi. Per completare l’analisi (dalla Tv) sono passati molti minuti, certamente non i secondi della Var. Viene da chiedersi se la tecnologia sarà in grado di aiutare l’arbitro riproponendogli, senza ombre, un episodio così complicato e decisivo. La Var non può immaginare di essere solo la soluzione di azioni elementari, ma deve pensare in grande, per soddisfare i fatti d’area e sconfiggere le mischie tumultuose. Anche per ridare fiducia ed impedire lo scivolamento mentale più pericoloso nel calcio e più difficile da sconfiggere: l’apparizione di una nuova sudditanza e/o la carenza di competenza e autonomia. Anche dall’Europa arriva qualche segnale sinistro: i rigori di Barcellona.

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Fonte: Corriere della Sera

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