A. Montano – Approfondimento “Utopia Napoli”
Napoli-Real Madrid, primo tempo: l'analisi di un'utopia.
Utopia: formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello. Esempio, il primo tempo di Napoli-Real Madrid.
I primi 45 minuti degli azzurri devono essere in qualche modo stampati e affissi sulle porte del Duomo di Napoli come manifesto del movimento sarriano. Ci sono tutti i capisaldi della sua dottrina: linea difensiva e pressione alta, recupero del pallone in zone pericolose del campo, fraseggio rapido, facilità di verticalizzazione, ricerca spasmodica di triangolazioni ed incursioni negli ultimi trenta metri di campo.
Insomma, tutto quello che di buono ha potuto portare il maestro di Figline all’ombra del Vesuvio è stato cristallizzato e poi sublimato nella prima frazione di gioco tra Napoli e Real Madrid.
Galacticos, quindi, in bambola e sempre costretti al rilancio. Il trio leggero dà inizio al pressing e la squadra segue in sincro la fase di recupero palla. Alla fine dei primi 45′, la Casa Blanca conterà ben 36 lanci lunghi dalla propria metà campo, di cui la maggior parte forzati dalla pressione asfissiante degli uomini di Sarri. Tutto grasso che cola per i padroni di casa: la linea difensiva non arretra di un millimetro e staziona stabilmente a ridosso del centrocampo, così da essere sempre pronta a gestire i lanci lunghi dei blancos. Il dato più interessante è fornito dai duelli aerei avvenuti nella metà campo partenopea: ben 8 su 11 hanno visto arrivare più in alto un giocatore azzurro.
Il lavoro difensivo, però, non fa altro che esaltare quello offensivo. Costruzione di gioco sempre rapida e studiata. Nulla viene lasciato al caso. Gli uomini di Sarri hanno fatto i compiti a casa e sanno quindi dove e quando fare male alla Casa Blanca. Gli azzurri riescono sempre a trovare vita facile negli spazi intermedi della metà campo madrilena. Insigne ed Hamsik sono puntuali nel farsi trovare pronti sul centrosinistra per ricevere alle spalle di Modric e Casemiro, ieri incapaci di filtrare lo smistamento azzurro. Ma sono le linee di passaggio proposte dai due centrali partenopei ad essere un’assoluta spina nel fianco per i blancos. I traccianti di Albiól e Koulibaly forniscono un rapido ed altrettanto efficace sbocco per nutrire la catena di sinistra Ghoulam-Hamsik-Insigne, sgravando dal lavoro d’impostazione il giovane Diawara e bypassando sistematicamente la pressione degli intermedi madrileni, così da far spesso saltare il banco. E’ proprio Koulibaly a trovare Insigne nel mezzo-spazio e a mettere in moto la splendida triangolazione che porta all’1-0 targato Mertens.
Queste quindi le armi principali con cui Sarri ha spaventato il Real nei primi 45 minuti di gioco. I madrileni hanno quasi esclusivamente giocato sugli errori in palleggio degli azzurri, diventando pericolosi solamente con il (rarissimo) legno di Cristiano Ronaldo. Ma a quello del lusitano, risponde quello di Mertens, che sfiora la doppietta, divorandosi così una seconda ghiotta occasione dopo quella sciupata al Bernabeu. A fine primo tempo le statistiche recitano: 11 tiri per il Napoli, 5 per il Real; 86% passaggi riusciti per il Napoli, 81% per il Real; 55% possesso palla Napoli, 45% Real; 5 corner per il Napoli, 1 per il Real.
Blancos surclassati, tutto fin troppo bello.
Come un’utopia dinanzi all’oggettività, il Napoli si è dovuto piegare al solito cabezazo di Sergio Ramos. La sveglia suona e il sogno termina. La matematica prende il sopravvento sulle speranze, sulle idee, sulle intenzioni. La matematica prende il sopravvento sull’utopia. Il Napoli si infrange contro la dura realtà dei fatti, contro la qualità individuale ineguagliabile dei propri avversari. Una grande squadra che ad inizio secondo tempo ha sfruttato l’errore in palleggio di Hamsik, ha guadagnato calcio d’angolo e l’ha convertito mortalmente, chiudendo la qualificazione. Dopo l’1-1 c’è solo il silenzio tecnico di un Napoli che ha subito il contraccolpo psicologico in maniera irreversibile.
Mesi e mesi di attesa, e adesso? Il Napoli dovrà imparare da quest’esperienza, imparare cosa ha voluto significare preparare, affrontare e smaltire impegni del genere, in campo e fuori dal campo. Dovrà imparare ad abbassare ulteriormente il margine di errore, perché a certi livelli il perdono non esiste. Dovrà imparare a prendere il meglio dalle sconfitte e mai il contrario, altrimenti risulterebbe da ipocriti parlare di «progetto di crescita». Nel caso specifico ed esemplare, dovrà imparare a prendere il meglio dalla sconfitta di ieri: anche se per soli 45 minuti, il Napoli ha espresso il suo miglior calcio, annullando non la Longobarda, ma bensì il Real Madrid.
A cura di Alessandro Montano