Il 16 settembre 1987 la gara in Coppa Campioni con insulti e rissa negli spogliatoi. Bagni: “Ci dettero del MAFIOSI”
L'amarcord -Atmosfera surreale, con i tifosi spagnoli all'esterno dello stadio con gli altoparlanti. Ko azzurro immeritato
L’estate dell’estasi azzurra nel 1987, tra feste continue per il primo scudetto del Napoli e una città imbandierata, fu squarciata a metà luglio dal sorteggio per il primo turno della Coppa dei Campioni. Trentadue squadre che si sarebbero affrontate nei sedicesimi di finale, allora a partecipare era soltanto la vincitrice del titolo nazionale. E per il Napoli era la prima volta. Logico attendersi l’accoppiamento con una big. Ma il Real Madrid no, non lo avrebbe voluto proprio nessuno come primo avversario. Era la squadra di Santillana e della Quinta del Buitre, la corte dell’Avvoltoio, ovvero di Emilio Butragueño: Michel, Sanchìs, Vázquez, Pardeza, i ragazzi della Cantera merengue, al servizio del signore dell’area di rigore, uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio. Un debutto fulminante per chiunque in Coppa dei Campioni, anche per il Napoli del Diez, di Diego Armando Maradona che in un anno aveva conquistato il Mondiale con la sua Argentina e lo scudetto da capitano della squadra di Bianchi. L’andata, il 16 settembre, a Madrid. Due mesi a pensare solo al debutto al Bernabeu, la prima giornata di campionato tre giorni prima a Cesena (0-1, gol di Bagni) una vera formalità. Il Napoli il martedì vola a Madrid senza il nuovo acquisto Careca e Carnevale, infortunati. Ad accompagnare la squadra per la sua prima esperienza in Coppa dei Campioni una marea di inviati, dei media nazionali e di quelli napoletani: giornali, radio, tv e agenzie. Il capo ufficio stampa del Napoli, il compianto Carlo Iuliano, consegna al collega del Real Madrid una lista ricca di nomi. Tra questi, anche il mio: inviato della Rotopress, la prima agenzia nazionale a carattere sportivo, fondata a Napoli nel 1979 da Giuseppe Maria Pisani. Dall’arrivo di Maradona a Napoli, l’agenzia aveva tratto benefici eccezionali con continue richieste di servizi esclusivi da parte dei quotidiani di tutta Italia. Naturale seguire la prima partita del Napoli in Coppa dei Campioni. Il 16 settembre il Bernabeu è una cattedrale deserta: si gioca a porte chiuse, l’Uefa ha proibito l’accesso agli spalti per punire il Real Madrid per gli incidenti avvenuti nella partita con il Bayern Monaco della stagione precedente. Sulle tribune solo le delegazioni delle due società e i tantissimi giornalisti arrivati da tutto il mondo, soprattutto per il debutto deii Maradona in Coppa dei Campioni. Il silenzio è rotto dagli incitamenti per il Madrid che arrivano dall’esterno dello stadio, dove si sono radunati almeno ventimila tifosi del Real. Molti dei quali muniti di altoparlanti. Per tutta la partita faranno sentire la loro voce. E riusciranno ad essere quasi sincronizzati con quanto accade in campo, urlando la loro gioia in occasione delle due reti con cui il Real Madrid batte il Napoli: il gol su rigore realizzato da Sanchis e l’autogol di De Napoli. Una partita disgraziata per gli azzurri, un risultato sicuramente bugiardo. Al Napoli manca almeno un gol, clamoroso un errore di Giordano che grazia Buyo. E Renica colpisce la traversa. Maradona è sempre circondato da almeno tre avversari, non incide molto. Dagli spalti noi giornalisti ascoltiamo di tutto, le parole che si scambiano in campo i giocatori. Non sempre belle, in verità. E quando raggiungiamo la salastampa ci accorgiamo che qualcosa è accaduto mentre le due squadre rientravano negli spogliatoi. Ed è Bagni a spiegare tutto: «Michel mi ha affrontato a muso duro, non l’avesse mai fatto… È volata una borsa col ghiaccio e ha colpito il loro allenatore Beenhakker. Loro non facevano che insultarci: mafiosi, mafiosi». E così «el partido del silencio» si chiude tra urla e minacce. In attesa del ritorno al San Paolo. Dove ci sarebbero stati novantamila tifosi per caricare il Napoli.
Fonte: Il Mattino