Ferrero, a rischio la presidenza della Samp. Ecco perchè

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Per il fallimento della compagnia aerea Livingston, un anno fa – era il 4 febbraio – il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero patteggiò con il gip del Tribunale di Busto Arsizio un anno e dieci mesi. Una condanna tutto sommato lieve, ma sufficiente a farlo decadere dalla carica di presidente della Sampdoria, come prescrive l’articolo 22 bis delle Noif (Norme organizzative interne della Figc), che vieta di assumere cariche di dirigente di società, o ne impone la decadenza, a tutti quei soggetti che abbiano subito condanne superiori a un anno per una serie di reati, compresi quelli fallimentari. Ferrero, sulle prime, provò a resistere, sostenendo che il patteggiamento non fosse una vera e propria ammissione di responsabilità, ma fu respinto dalla Corte federale d’appello, che su richiesta del presidente Tavecchio espresse parere contrario. A quel punto – siamo arrivati a marzo –, il presidente della Sampdoria riuscì a salvarsi in calcio d’angolo, mettendo in piedi l’improbabile ricorso in Cassazione che, comunque, gli consentì di congelare la faccenda. Fino al 12 ottobre, quando la Cassazione ha bocciato il ricorso, com’era prevedibile, rendendo stavolta davvero definitiva la condanna a un anno e dieci mesi per fallimento.

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Sono trascorsi più di tre mesi, ma Ferrero è ancora il presidente della Sampdoria. Secondo quanto riportato da “La Gazzetta dello Sport”, in Figc non ne sapevano nulla. Eppure, le norme impongono a un soggetto condannato di darne immediata comunicazione alla lega di appartenenza, la quale deve prontamente girare la segnalazione alla Figc. Tutto ciò sembra non sia avvenuto. Quindi, Ferrero avrebbe tenuto la notizia per sé, nel qual caso incapperebbe in un ulteriore deferimento e in una conseguente, logica squalifica.

Fonte CalcioNews24

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