L’approfondimento – di R. Muni: “Quando il gioco si fa duro…”
Ripercorrendo mentalmente le fasi di Napoli-Fiorentina, viene in mente il vecchio adagio “quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare”. Infatti, dopo i primi dieci minuti di partita, nei quali la viola ha cercato di sorprendere la squadra di Sarri, chiamando Pepe Reina a due interventi impegnativi, gli ospiti hanno dovuto far fronte all’atteggiamento degli azzurri. Fraseggio continuo e pressing asfissiante le armi usate dall’undici di Paulo Sousa…in sostanza le stesse che solitamente utilizza il Napoli.
Solo che la Fiorentina non si aspettava di dover fare i conti con Insigne, ispirato e frenato da due traverse e capitan Hamsik, padrone del centrocampo. Vuoi per frenare le folate offensive degli azzurri, vuoi per placare la frustrazione dovuta al non riuscire più a rendersi pericolosi, i viola l’hanno messa sul piano agonistico, talvolta ai limiti del regolamento. Ed è qui che la famigerata cazzimma è tornata a vestirsi d’azzurro ed i ragazzi di Sarri hanno trovato la zampata vincente che ha portato al gol qualificazione. Una zampata d’autore, confezionata dal trio Insigne-Hamsik-Callejòn con lo spagnolo che, bruciando sul tempo il fiorentino Tomovic, ha regalato alla sua squadra il biglietto per le semifinali di coppa Italia. Una massiccia dose di cazzimma si è vista pure nel tenere botta alle velleità di rimonta della Fiorentina, spezzandone il gioco talvolta ruvidamente e, addirittura, spezzettandolo durante l’interminabile recupero concesso dall’arbitro. Grande segnale di crescita è stato quello di saper gestire il minimo vantaggio, usando astuzia e cinismo. Vince il Napoli sul terreno di gioco e vince Napoli sugli spalti, con due striscioni per le vittime del centro Italia, flagellate da terremoto e valanghe di neve...anche se sono stati in pochi a sottolineare la grande civiltà ed umanità dimostrata, ancora una volta, dal popolo napoletano. Il vecchio adagio ricordato all’inizio speriamo possa ripetersi anche nei prossimi sessanta giorni che definire di fuoco è, questa volta, davvero assai riduttivo. Tra ottavi di Champions al cospetto del Real Madrid, semifinali di coppa Italia contro la Juventus e la doppia sfida di campionato sempre contro i bianconeri ed in casa della Roma, gli impegni del Napoli, ad intervalli di tre giorni, sono di quelli che farebbero tremare i polsi a chiunque. Per fare un esempio, Napoli-Juve si giocherà due volte in appena quattro giorni, il 2 ed il 5 aprile, entrambe nel catino di Fuorigrotta. Ci vorrà tutta la cazzimma possibile ed un atteggiamento da duri, cinico ed essenziale, per riuscire a raccogliere almeno parte di quanto finora seminato. Occorrerà che tutti gli effettivi a disposizione di Maurizio Sarri stringano i denti, ignorino la fatica fisica e mentale e diano, ognuno di loro, fino all’ultima goccia di sudore, per lasciare un segno indelebile nella storia del ciuccio ed avvicinarsi, nell’immaginario dei tifosi partenopei, a quella leggenda di nome Maradona. Quando la primavera avrà da poco fatto capolino, speriamo di poter scrivere nuovamente che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, così come dovremo essere duri anche noi tifosi. Duri nel resistere alle tante sollecitazioni che subiranno le nostre coronarie ed intelligenti nel non esaltarci nè deprimerci alla prima difficoltà. Però in fondo si sa, il Napoli non è una squadra di calcio, il Napoli è uno stato d’animo e, come tale, suscettibile di continui ed improvvisi cambiamenti. Un paio di considerazioni finali. La prima riguarda la dirigenza della Juve ed i suoi presunti rapporti con la criminalità organizzata per la gestione dei biglietti delle partite dei bianconeri. Pur non volendo giudicare nessuno prima che le indagini facciano il suo corso (…viviamo in uno stato garantista fino a prova contraria…), mi chiedo quale enfasi avrebbero usato i mezzi di informazione se l’episodio avesse coinvolto la società di De Laurentiis. La seconda riguarda la telecronaca ed il commento tecnico del match di coppa Italia di martedì scorso. In particolare, è stato sgradevole ai massimi livelli il commento di Zaccheroni, apertamente di parte viola ed il continuo incoraggiamento agli uomini di Sousa a trovare il pareggio ha indotto non pochi napoletani a guardare la partita senza audio. Per quanto possa risultare antipatico, è bene che qualcuno ricordi all’allenatore disoccupato che il canone che mamma Rai ci impone viene pagato sia a Firenze che a Napoli e, di conseguenza, l’imparzialità nel giudizio e nel commento, di una partita tra due squadre italiane, non è solo una questione di etica ma rappresenta un dovere. Lo stile del compianto Paolo Valenti, che lasciò ai posteri il compito di rendere nota la sua fede calcistica (viola), taciuta con discrezione per garantire imparzialità nei commenti durante il suo 90′ minuto, dovrebbe essere studiato da chi oggi occupa gli studi della televisione di stato. Caro Paolo, quanto ci manchi! Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni